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sabato 31 dicembre 2011

Il samurai in flanella

Camminava per le vie di una città, solo vagamente conosciuta. Aveva un qualcosa del quartiere dove vive la Sofia di Vanilla Sky, ma non era New York, di questo ne era certo: foglie di acero secche e morenti cospargevano il marciapiede che costeggiava il viale che stava percorrendo, e due file lunghissime di aceri inseguivano il ciglio della strada e irradiavano nell'ambiente la loro lucentezza rossastra. Era una bella giornata autunnale, neanche troppo fredda: aveva indosso, di pesante, la sola camicia di flanella rossa a quadrettoni neri che tanto adora, e non aveva freddo.
Svolta un angolo e viene bloccato da un capannello di persone. Pare vogliano indire una sorta di torneo di combattimento con spade, e vogliono che lui partecipi. Sinceramente non ricorda il tono della voce di queste persone, se era scherzoso o di sfida, e non ricorda neanche le facce, visto che la mattina sfilaccia, minuto dopo minuto, le trame dei sogni fatti durante la notte.
Ad ogni modo si ricorda di aver accettato di partecipare, e di essere entrato in un negozio di armi che stava proprio di fronte a dove si era fermato. Chiede di una spada, gli viene venduto uno spadone gigantesco, che nemmeno sa alzare tanto era pesante, ma stranamente non protesta; lo paga anche una tombola a dirla tutta, attingendo a dei risparmi che aveva messo da parte da un bel po'.
Uscito dal negozio vede che il vialetto è stato ricoperto da tatami grigi e rossi: il terreno sul quale si sfideranno i partecipanti al torneo. Torneo che, oltretutto, era già iniziato: stavano incrociando le lame due persone (di nuovo, il problema delle facce) ma non sembravano molto coscienti di quello che facevano. C'era di buono, pensò, che i colpi non andavano mai a segno, e che si fermavano prima di impattare sull'avversario. Poi un lampo: si ricordò che, a aikido, gli avevano insegnato anche l'uso del bokken (la “katana” di legno), per cui, utilizzando le tecniche in suo possesso, avrebbe avuto un margine di vantaggio, seppur non molto ampio (data la sua relativa esperienza) sugli altri concorrenti.
Rientrò nel negozio e chiese di sostituire la spada in suo possesso con il suo bokken: non si sa per quale motivo avevano in negozio proprio la sua spada, fatto sta che se ne uscì stringendo in mano il liscio legno della sua arma. Era proprio la sua, leggermente crettata in cima, e con un taglio profondo che attraversava tutta la “lama”: si chiese se avrebbe resistito agli urti con altre spade ben più resistenti e di metallo, ma c'era poco tempo per preoccuparsene, dato che era venuto il suo momento.
Seguendo la ritualità tipica insegnatogli durante le varie lezioni di aikido salì sul tatami, posò il bokken a lato, fece il canonico saluto e si preparò al combattimento con un po' di riscaldamento.
Non ricorda molto di quello che venne dopo, solo alcuni flash: lui che incrocia la spada dell'avversario solo per fare una schivata e colpirlo al braccio; lui che, per qualche motivo disarmato, lo affronta a mani nude e lo disarma con un ikkyo sorprendentemente fatto bene, per poi rotolare in avanti, impugnare nuovamente la spada e iniziare di nuovo il combattimento.
Belli i sogni eh? Sei vestito come più ti piace, nei posti che più ti piacciono, e fai cose che, nella realtà, non faresti mai, sia perché te ne manca il coraggio, sia perché non ti senti all'altezza di farle.
...il samurai in flanella...

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