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giovedì 5 dicembre 2019

2019: a (metal) retrospective

Il 2019 è stato un anno musicalmente davvero piacevole, fatto di nuove scoperte e di ritorni sulle scene. Mi sono molto focalizzato sul recupero di album degli anni passati, ciò nonostante le nuove uscite che sono riuscito ad apprezzare sono tante, e di valore! Di seguito la mia personale lista di album meritevoli.



Obsequiae - "The Palms of Sorrowed Kings"
Medieval melodic Black Metal: annunciati da questa definizione gli americani Obsequiae fanno il loro ritorno sulle scene musicali, e lo fanno con un disco pregno di atmosfera e di gran classe.I Nostri propongono in effetti un BM non canonico, con forti spunti medievaleggianti, che donano ai pezzi un'aura sospesa, antica, ed estremamente affascinante. Un lavoro degno di nota, non un album per tutti ma se siete dotati di una buona apertura mentale in campo musicale dategli un ascolto!






Ghostwriter - "Burial Grounds"

Dietro il monicker Ghostwriter si cela la talentuosa Kalee Beals, musicista americana con all'attivo anche un altro progetto (di cui parlerò più avanti)."Burial Grounds" è un disco che mi ha affascinato sin dal primo ascolto: molto novantiano nelle atmosfere, etereo, fumoso, a tratti quasi grunge, altre volte quasi una colonna sonora per un teen movie americano, molti sono i colori a disposizione dell'artista. Magari non sarà un capolavoro che rimarrà nella storia della musica, ma si tratta di un ascolto piacevole che sa tenere compagnia e sa toccare con dolcezza.


https://ghostwriterofficial.bandcamp.com/track/devil



Those Poor Bastards - "Evil Seeds"
Tornano i Those Poor Bastards con le loro atmosfere oscure e sinistre, figlie di un country-folk che unisce Gothic all'Americana e ci parla di donne, tradimenti, alcool, morti, e povertà. "Evil Seeds" non aggiunge molto alla discografia del duo ma è un disco divertente, minaccioso ed incredibilmente orecchiabile!





Mors Certa - "The Wheel dismantled"
Ed eccola di nuovo Kalee Beals con il suo progetto principale Mors Certa. Ambient/Dungeon Synth, un genere al quale mi sono avvicinato solo di recente ma che mi sta molto affascinando. La Nostra ricrea atmosfere antiche e medievaleggianti, parla di notti oscure e piovose, di taverne luride, di cavalieri, elfi, stregoni e di tutto l'immaginario fantasy che vi può venire in mente quando pensate alle tavole del 1200-1300 o, perché no, al Signore degli Anelli!


https://folkvangrrecords.bandcamp.com/track/a-sojourns-theme



Nick Cave & The Bad Seeds - "Ghosteen"
Tra le sorprese del 2019, "Ghosteen" è un disco che mi ha toccato nel profondo, che ha saputo parlarmi come pochi prima, che semplicemente è arrivato nel momento esatto in cui ne avevo più bisogno, aiutandomi a superare un momento difficile. Un disco complicato, sofferto, che parla di morte e rinascita, un rito di purificazione, un percorso che il Nostro ha intrapreso per esorcizzare e assorbire un grave lutto. Di un'intensità davvero mostruosa.





Lambs ‡ - "Malice"
Caustici, rabbioso, acuminati come filo spinato, i Lambs mettono in musica rabbia, inquietudine, e una furia travolgente con un saper fare che pochi in Italia vantano. Musicalmente i Nostri fondono sludge, post-metal, post-black metal e crust con gran naturalezza, in un saliscendi emozionale di grande impatto. "Malice" è un gran disco, forse un filo breve, ma dannatamente fruibile pur se inquietante e disturbante. Assolutamente da avere se amate queste sonorità, un gruppo italianissimo da supportare!





Wolcensmen - "Fire in the White Stone"
Non posso farci nulla, quando partono le prime note del nuovo lavoro di Wolcensmen (Dan Capp dei Winterfylleth) sento i miei occhi riempirsi di lacrime e i miei pensieri, qualunque essi siano stati fino a quel momento, balzano immediatamente nelle campagne inglesi. Un folk ameno e arcano, con inserti di synth e ambient che amplificano ulteriormente la tavolozza a disposizione del Nostro... E di colori ne ha bisogno, il disco riflette ancora una volta la bellezza e la mutevolezza del paesaggio agreste inglese, raccontandone miti e leggende. Forse qualitativamente un mezzo scalino sotto il precedente, meraviglioso, "Songs from the Fyrgen", ciò nonostante un vero must have se amate queste sonorità.





Cult of Luna - "A Dawn to Fear"
Venuti meno per vari motivi i padri fondatori del genere, resta ai Cult of Luna l'onere di portare avanti il fardello del post metal, e gli svedesi lo fanno con la solita classe. Dopo "Mariner" tornano con una formazione "consueta" e con un disco dalle atmosfere fosche, urbane, minacciose, a metà tra un "Eternal Kingdom" e un "Vertikal". La ricetta è sempre la stessa, poche le variazioni, forse una dose maggiore di rabbia negli otto pezzi che compongono il lavoro, che comunque si caratterizza come una delle migliori uscite della band.





Saor - "Forgotten Paths"
Approdati sulla nostrana Avantgarde gli scozzesi Saor danno alle stampe quello che è forse il loro miglior lavoro da qualche anno a questa parte. "Forgotten Paths" è un disco fiero, orgoglioso, poetico, rabbioso e allo stesso tempo melodico, scozzese al 100%. Marshall, mastermind del progetto, ha alleggerito i toni e introdotto elementi nuovi (più spazio al piano, ospitata di Neige/Alcest, controcanti in voce pulita/sussurrata), mettendo in luce una certa volontà di innovarsi. Unico punto negativo la durata: neanche quaranta minuti per quattro pezzi (tre più una coda strumentale), quindi di fatto un EP... Ma la via giusta sembra essere stata nuovamente imboccata, c'è speranza per il futuro!





Monastery - "The Garden Of Abandon"
Attendevo con ansia il nuovo disco a firma Monastery, progetto dietro il quale si nasconde Robb Kavjian dei 1476. I riferimenti musicali possono essere ricercati nella musica ambient con inserti elettronici, folk e synth: si parla di "dungeon synth" ma sono totalmente assenti i connotati cupi e oscuri che caratterizzano gran parte dei questo genere: sarebbe quindi quasi più corretto parlare di "Fantasy Synth", a patto che esista questa etichetta.Fonte di ispirazione per questo album è l'arte dei Preraffaelliti, una sorta di concept che dona una forma letteraria e musicale a questo affascinante movimento pittorico inglese, creando un mondo magico e delicato nel quale prendono vita personaggi storici, mitologici o delle favole. Valore aggiunto sono l'artwork del disco e i testi scritti a commento di ogni pezzo, necessari per rendere al meglio l'atmosfera che si vuole ricreare con la musica proposta.
Un progetto al quale sono molto affezionato, che sa donare momenti di pace e quiete anche nelle giornate più buie e stancanti.


https://monasteryhymns.bandcamp.com/track/part-i-the-rose-of-may-queen



John the Void - "III Adversa"
Tornano i friulani John the Void con il loro rabbioso post metal intriso di sonorità black e HC. Assieme ai Cult of Luna i Nostri hanno dato alle stampe un disco altrettanto complesso e cupo, soffocante e plumbeo: tanta l'intesità che i JtV riescono a ricreare con questo disco, che cresce e si insinua sotto pelle fino ad esplodere con i suoi crescendo velenosi. Assolutamente da tenere in considerazione, band rivelazione!






Ashbringer - "Absolution"
Anno di come back questo 2019, e di valore! Tornano gli Ashbringer, band alla quale sono molto affezionato e che mi ha sempre saputo regalare emozioni e momenti di assoluta bellezza musicale. Un disco languido, che si esprime con un black metal melodico, "shoegaziano", con frequenti fughe ora nel mondo del post rock, ora in quello del folk. Le chitarre disegnano paesaggi al tramonto, boschi autunnali e nature incontaminate, ma non c'è la forza selvaggia e distruttiva dei Wolves in the Throne Room: c'è contemplazione, come se fossimo di fronte a una bellissima ed emozionante tela. Siete ancora nella stagione in cui questo disco può rendere al massimo, ascoltatelo prima che sia tardi!






Dead to a Dying Wordl - "Elegy"
Che band i Dead To A Dying World! Torna l'ensemble americano con un disco pregno di riferimenti doom, sludge, black metal, folk, crust, dall'incedere poetico, drammatico e maestoso. Difficile citare una band alla quale i Nostri possono essersi ispirati, le influenze sono tante e di varia natura ma sono state fuse con una tale maestria da rendere il disco un unicum di rara intensità.Un viaggio tra boschi e montagne, alla ricerca del proprio io e nel tentativo di esorcizzare i propri demoni.






Dawn Ray'd - “Behold Sedition Plainsong”
I Dawn Ray'd si confermano con “Behold Sedition Plainsong”. Se il precedente “The Unlawful Assembly” li aveva inquadrati come next big thing il nuovo lavoro sancisce di fatto che siamo al cospetto di una band di assoluto spessore. Un black metal rabbioso, un fiume in piena che fonde violino, ritmiche serrate, testi impegnati contro ingiustizie politiche e sociali, un cantato ai limiti dell'HC, con alcune incursioni nel folk. Questi sono i Dawn Ray’d del 2019, che potranno risultare indigesti per via della loro intransigenza, ma che sono ormai una garanzia in quanto a qualità e potenza.





Earth Moves - “Human Intricacy”
Mi ero già avvicinato agli inglesi Earth Moves con il loro precedente disco "The Truth is in our Bodies" ma è con questo "Human Intricacy" che mi hanno letteralmente stregato. Se devo far rientrare la band in un sottogenere parlerei di post HC o post metal, ma ascoltando le varie tracce ci si rende rapidamente conto che le influenze sono molteplici. Sì, post HC e post metal, ma anche black metal, post rock, shoegaze, crust, emocore ed elettronica... Insomma, tutto ciò che può essere reso "post" e imbastardito da commistioni varie è stato utilizzato dai Nostri. Il lavoro è di un'intensità mostruosa, alcuni pezzi raggiungono vette di emotività incredibili, con un pathos sempre crescente ed una tensione continua. Si tratta di un lavoro complesso, che merita assolutamente la vostra attenzione!




La carrellata è stata lunga, ma ne è valsa la pena: questo 2019 mi ha regalato dischi di gran valore che sono certo riascolterò con piacere anche nei mesi a venire!
Al prossimo anno!