Translate

giovedì 8 agosto 2013

Sisifo

Eppoi boh, ti sposi.
Come Sisifo ti trovi con un sasso gigantesco da spingere su per un monte, solo che a differenza sua quando sei in cima il masso non torna indietro ma, con un soffio, rotola giù dall'altro lato come una bellezza, con una leggiadria, armonia e velocità che, dato quanto ci hai messo a farlo arrivare lassù un cima, non gli avresti mai attribuito.
Cominci la mattina (dopo una notte mezza insonne per via del tuo vecchio letto, a casa dei tuoi, sul quale non dormivi da cinque anni e al quale non eri più abituato) lavando la macchina e pulendola ben bene, poi doccia e via in città per un "brunch" (chiamiamolo così via) con dei buoni amici, una "colazione" alle 11:00 a base di frittate, affettati vari, sott'oli, vino rosso, seguita da un bell'ammazzacaffè (rigorosamente senza caffè), il tutto fatto per darti una bella carica... Al punto che quando torni a casa ti butti sul letto e dormi!
Poi inizia a venirti a trovare un po' di gente, aumenta l'ansia, inizi a vestirti (e a sudare, con tutti quegli strati di roba addosso) e finalmente sali in macchina e parti, direzione chiesa. Nelle casse un po' di black metal: mamma, nonna, sopportatemi via, è la mia festa. Arrivato alla chiesa millemila persone ti salutano, qualcuno già commosso, qualcuno ancora ammaccato per il brunch mattutino, ma in generale sei felice di averli lì. Eppoi, entri in chiesa. E aspetti. E aspetti. Minuti che paiono ore, con questa sposa che non arriva. Che poi, mica ha fatto tanto ritardo, solo venti minuti, ma in quel momento vorresti solo che arrivasse e magari che tutto finisse veloce: perché ancora non ci sei dentro alla festa, non te la stai godendo.
Poi arriva, tesa come una corda di violino ma visibilmente emozionata, accompagnata da suo babbo che è colto da una risarella che in otto anni non gli avevo mai visto. Ho soltanto vaghi ricordi di quel momento: il suo fantastico vestito (corto!), i fiori in testa (niente velo quindi, proprio come volevo io), il ciuffo sull'occhio, gli occhi lucidi, le lentiggini, il bacio sulla fronte... Eppoi si comincia con la messa.



Via via che passano i minuti la tensione si scioglie, poi mi ci metto anche io a sdrammatizzare senza volerlo, incartandomi in più di una circostanza sfiorando paradossalmente la bestemmia, per cui davvero, nemmeno ti ricordi di aver desiderato che tutto finisse in fretta.



Poi la fuga in macchina per le foto da soli, l'arrivo al ristorante, le chiacchiere passando di tavolo in tavolo, l'ottima cena, le strullate post cena, quando siamo rimasti in pochi, solo con gli amici più intimi... Avrei preferito che ci fosse stata più gente alla fine, ma va bene così, chi contava c'era. E anche chi non c'era, e non aveva potuto esserci, era come se ci fosse stato.
Mi chiedono che si prova a essere sposati. Boh! Credo niente di diverso da quello che provavo prima, "un anello in più" dico io, ma questo perché convivevamo già da qualche anno... Eppure qualcosa c'è, che non si dice alla gente magari perché ci si vergogna: la cosa ci ha unito. Ma non nel senso di contratto di fronte a un qualche dio o alla legge, ma nel senso di primo grosso sforzo che facciamo assieme, unendo le forze per raggiungere uno scopo, e in questo senso forse sta la vera unione.
Due giorni dopo, viaggio di nozze. Parti per un posto che da tempo stava nella tua personale top three, da qualche settimana ormai non vedevi l'ora di essere lì in Canada, in mezzo ai boschi, e per fortuna il filmino che ti eri fatto si è tramutato in realtà. A mattina presto nel cottage, quando tutti dormono, in mezzo al nulla con solo il lago davanti, cuffie negli orecchi e la tua musica come colonna sonora perfetta per quel momento, e una macchina fotografica che ti accompagna in brevi escursioni alla ricerca di piccoli dettagli da immortalare, animato da un intenso panismo che non aspettava altro per uscire.










Siamo stati bene lì in Canada, tra boschi e città, tra inglesi e francesi, sempre in bilico tra una cosa e l'altra, eravamo comunque insieme, e quindi a casa, e questo ci (mi) bastava.
Al rientro dal viaggio mi sono subito detto: "ora mi metto al pc e scrivo un bel post su questo matrimonio e su questo viaggio, lo ripieno di foto e musica, sarà una cosa lunghissima!"... Eppoi a conti fatti ecco cosa ho scritto, e non so se essere deluso o meno: insomma, mi ero immaginato un panegirico senza fine e quello che ne è venuto fuori è semplicemente un flusso di pensieri sconclusionati. Ma poi mi fermo un attimo e mi rendo conto che è impossibile stare a scrivere quanto accaduto in questi giorni, c'è troppa vita dentro, troppa emozione, e non sono in grado di tradurre il tutto in parole.
Non dirò mai "sono felice", ma di certo posso affermare, adesso, che sto bene, e detto da me non è poco. E questo sbrilluccicare della fede quando batto le dita sulla tastiera mi piace davvero molto, lo ammetto, mi ricorda degli occhi lucidi che ho visto quasi un mesetto fa, un po' più tardi di quest'ora, in mezzo a sussurri di gente, qualche risata, e odore di frutta fresca misto a un bel freschetto che solo una cripta vecchia vecchia sa dare.



In the Wake of an Iron Wind
Yearn
Republic of Heaven
Soaring Into Earth
Panorama of Mirrors
Ancient Ones
A Night that Ends, as all Night End, when the Sun Rises
Reaffirmation
Carved in Stone