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martedì 31 luglio 2012

Le cose importanti


Da qualche giorno a lavoro stiamo utilizzando un nuovo sistema di posta elettronica, GMail.
E' presente una simpatica funzione che ti contrassegna come "importanti" alcune mail che ricevi, basandosi, immagino, su stringhe di parole ricorrenti nei documenti che ricevi, parole che il sistema, dopo un po' che le vede, giudica importanti perché presenti più spesso nelle comunicazioni.
Sistematicamente ogni mail che mi viene proposta come "importante" viene da me riportata al suo status di "mail NON importante". Solo una tipologia di mail mantiene lo status di "importante", giustamente assegnatole dal buon Google: tutte le altre, sebbene facciano riferimento a cose di lavoro, anche "vitali" quasi, per quello che faccio, non saranno mai tanto importanti quanto anche una sola mail di quel preciso mittente, che rappresenta, difatto, al vita VERA fuori da queste quattro mura dalle finestre troppo alte o troppo lontane per vedere un po' di luce.

L'ultimo giorno di scuola



Ieri è finita la scuola.
L'ultimo giorno di scuola è sempre strano, "metafisico" mi verrebbe da dire. Come in quei dipinti di De Chirico, con quelle poltrone buttate lì a caso, in mezzo ad aride ed assolate vallate greche, con solo qualche capitello diroccato a far loro compagnia, ti pare di sentire caldo anche solo a guardarli, e ti sembra che il tempo rallenti, sia quasi sospeso. Ecco ieri è stato proprio così.
Eravamo in pochi ieri a lezione... Non che siamo molti in generale, ma quest'ultimo mese ha registrato una decisa flessione in termini di presenze degli studenti, che sono partiti anzitempo per le ferie e le vacanze estive. Qualche anno fa, quando andavo allo scientifico, quanto si arrabbiavano i professori se qualcuno prendeva dei giorni di vacanza e si assentava anzitempo da scuola, magari ai primi di giugno! E mi ricordo la sensazione che provavamo tutti di stanchezza mista a rilassatezza, quel fare le cose solo per inerzia, con le gambe molli, stanche, l'occhio ammezzato, e la voglia di chiudere i libri per un bel po' di giorni a fila. L'ultimo giorno di scuola di solito era un giorno felice, spensierato, pieno di concessioni più o meno dichiarate: era sì velato da un po' di malinconia, ma tanto sapevi che, volente o nolente, quelle facce le avresti riviste di lì a qualche mese, anche quelle che avresti fatto volentieri a meno di rivedere, per cui, alla fine della fiera, te ne importava il giusto. Discorso un po' diverso va fatto per l'ultimo giorno di quinta superiore, ma quella è un'altra storia, che mi riservo per, magari, qualche altro scritto.
Ieri invece l'ultimo giorno di scuola mi ha lasciato un po' di tristezza, un po' di vuoto che, per fortuna, avrà vita breve (di fatto si parla solo di un mesetto), ma è stato un peso che si è materializzato e si è fatto sentire non poco, non appena ho salutato tutti. E' stato bello andare a cena dopo la lezione, anche se eravamo pochissimi: non era eccessivamente caldo, fuori si stava bene, la birra era fresca e la pizza, seppur un po' pesantuccia, era veramente buona. Le chiacchiere andavano via veloci ed allegre, e con esse sfuggiva anche il tempo, e così è arrivato presto il momento di dirsi "buone vacanze".
Mi piace andare a scuola, mi trovo bene con i miei compagni, e ritengo che il mio insegnate, seppur un po' svagato, con quel suo fare un po' tra le nuvole, sia uno dei migliori che abbia mai avuto, merito forse anche della "materia" che insegna. Forse esagero, forse sono troppo sentimentalista, ma ecco, non vedo l'ora che la scuola ricominci.

Further Ahead of Warp

martedì 3 luglio 2012

Sorrisi sfiorati



Mi piace andare in Contrada, essere di servizio durante le cene varie, passare di tavolo in tavolo e guardare le persone divertirsi, stare in compagnia, ridere, cantare, bestemmiare, infamarsi, ubriacarsi. Ma soprattutto, quello che mi rimane sempre, dopo ogni sera, dopo ogni servizio prestato, è il contatto.
Quando passi in mezzo a quel buglione di persone trovi gente da ogni parte che ti sfiora, che ti incorocia, ti sorride e ti appoggia una mano sulla spalla, o magari ti fa un dispetto per farti cadere qualcosa (ti "sciaguatta" un pochino, o ti da semplicemente noia, il tutto sempre ovviamente in amicizia)... Anche chi non ti conosce ti sfiora e ti appoggia una mano sulla spalla sorridendoti, anche solo per passare oltre. Il contatto fisico si unisce a quello verbale: ci si da del "tu", sempre e comunque, e se, per buona educazione, talvolta ti rivolgi a qualcuno un po' in là con gli anni usando il "lei", ci pensano due o tre bestemmie ben assestate a farti capire che il "lei" va lasciato fuori dalle mura, al di là di quei confini disegnati ormai secoli fa.
E' vero, c'è anche gente inutile lì dentro, gente che bruceresti con uno schiocco di dita se potessi, gente che si crede di essere chissà chi, e di essere lì per non si sa quale privilegio, ma per fortuna sono la minoranza, per ora, e gli sporadici incontri che puoi fare con loro lasciano, forse, traccia di poche ore... Una volta sentii un ragazzino parlare con uno di questi personaggi, che lo sbeffeggiava per la sua presunta assenza dai luoghi di contrada... L'"inquisitore" indicava delle persone e diceva "lo sai chi è quello? E' il mangino vittorioso del XXXX... E quello, lo sai chi è quello? E' il XXXXXX vittorioso del XXXXXX". Al ché disse al ragazzo: "ma te lo sai chi sono io?" (nota mia, l' "inquisitore" era un gazzilloro qualunque, le cui uniche fortune erano lo stare praticamente accanto alla Società, l'avere soldi da buttare via e l'aver avuto una famiglia da sempre impegnata in Contrada, a un livello ben più nobile del suo...)... Alla domanda che gli fu posta il ragazzo, fino ad allora insofferente, alzò gli occhi chiari e rispose: "no, non lo so chi sei, ma te lo sai chi sono io?! No vero? Bene, siamo pari allora!", e detto questo girò i tacchi e si allontanò, lasciando quel gazzilloro con un pugno di mosche. Chapeau.

Now We Are Free

"...è caduta l'Oca"