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mercoledì 5 aprile 2017

Winter of Witches



Gennaio, 1643.
Il mio nome è William Ineson, terrò questo diario come traccia per i prossimi mesi. Porterò la mia famiglia lontano da questa colonia, qui la parola del Signore non sembra più essere la stessa che cihanno insegnato i nostri genitori, e i genitori prima di loro. Ci allontaneremo tutti quanti, mia moglie e i miei quattro figli, e quando nascerà Samuel respirerà un'aria nuova, finalmente timorata di Dio, e crescerà con principi sani che temo inizino a mancare nelle altre nostre creature. Ho già individuato una radura a cento chilometri a nord di qui, costeggiata da un bosco e vicina a un fiume, un luogo perfetto dove iniziare tutto da capo, e cercare il Regno di Dio.

Marzo, 1643.
La casa è stata costruita nel giro di pochi giorni, grazie anche al valido aiuto di Caleb: diventerà un uomo forte il ragazzo, se continuerà su questa strada e seguirà gli insegnamenti del Signore. Ogni giorno andiamo a caccia e mi aiuta a coltivare il campo, abbiamo già seminato il grano che speriamo di raccogliere il prossimo giugno. Anche Thomasin cerca di essere di aiuto: sta sbocciando, sta diventando donna, una bellissima donna, e mi chiedo come abbia fatto a crescere così bella: se non fossimo così timorati di Dio e protetti dalla sua benevolenza direi quasi che riesce a stregarti tale è la sua sensualità. I gemelli sono strani: giocano continuamente e cantano nenie disturbanti, sembrano avere uno strano rapporto con Black Phillip, il nostro caprone, ma va bene finché se ne occupano e lo portano fuori. Il giorno che smetteranno anche di fare quello giuro che li chiuderò nella stalla con lui. Katherine cerca di fare il possibile ma non credo si sia abituata a questa nuova realtà: ha partorito Samuel da sola e con dolore, il buon Dio l'ha aiutata. Eppure sembra avere un rapporto morboso con il nuovo nato, e allo stesso tempo sembra quasi provar invidia per la rigogliosa bellezza di Thomasin.
Ho una strana sensazione, prego Dio di darmi la forza per andare avanti sulla retta via.

Giugno, 1643.
Samuel è morto. Mio Signore, dammi la forza. Lo avevamo lasciato a Thomasin, e quella stupida se lo è fatto sfuggire, non si sa come. Lei dice che un sortilegio lo ha rapito, glielo ha fatto sparire da sotto gli occhi, è stata la strega dice, la strega della foresta, lo ha rapito per le sue pozioni. La ragazza è impazzita, ha perso la fede; o forse no, forse davvero Samuel è stato rapito da qualcosa. Mia moglie è un fiume di lacrime, i gemelli cantano istericamente le loro filastrocche su quel maledetto caprone, ho solo Caleb a sostenermi adesso. Anche la semina è andata male: il grano sembra malato, piagato, se fossimo in condizioni migliori potremmo anche non mangiarlo, ma così come siamo dobbiamo nutrircene lo stesso.

Luglio, 1643.
Sto impazzendo. Le pecore hanno smesso di darci latte, dalle loro mammelle esce solo sangue. In questa foresta, che incombe su di noi come il giudizio divino, in questa foresta vive un male antico. Abbiamo ritrovato Caleb nudo nel bosco, febbricitante, vaneggiante, parlava di una donna nuda e bellissima che lo ha baciato e che gli ha fatto bere un vino "sanguinoso", così dicevano i vaneggiamenti di mio figlio. Lo abbiamo legato a letto, le sue convulsioni sono sempre più forti, la notte si sveglia recitando pezzi delle Scritture che non credevo neppure potesse conoscere. E Thomasin, quella ragazza mi spaventa: non sembra essere turbata da quanto sta accadendo, non sente la punizione di Dio incombere su di noi, e anche i gemelli hanno iniziato a dire che è una strega, che si è concessa a Phillip in cambio dei poteri da fattucchiera, e che presto ci ucciderà tutti. Io non posso credere alle loro storie, ma Katherine sembra dar loro ascolto... Mia moglie sta perdendo il contatto con la realtà, parla da sola, temo per la sua vita.
Non posso credere che Thomasin sia una strega, è così bella...

Agosto, 1643.
Questo è il mio ultimo appunto, stanotte metterò fine a tutto. Caleb è morto, soffocato dalle sue stesse crisi; i gemelli sono scomparsi, solo una traccia di sangue verso il bosco mi ha fatto capire che è indubbiamente opera della strega. Devo salvare Katherine, e uccidere la strega. Ho chiuso Thomasin nella stalla assieme al suo amante, il caprone: adesso andrò lì e li squarterò entrambi, e brucerò il cuore di quella che una volta era mia figlia, e che adesso è solo la sguattera e concubina di Satana in persona. Salverò Katherine e torneremo alla colonia. Signore dammi la forza, questa follia non ci consumerà fino in fondo.

L'inizio della primavera porta con sé il nuovo lavoro dei 1476, combo del New England del quale si è già parlato su queste stesse pagine.
"Our Season Draws Near" è però ancora strettamente collegato con l'inverno, come ben si evince sin dalla copertina del disco. Ascoltando le dieci tracce che compongono questo lavoro si percepisce un taglio più solenne ed epico che i Nostri hanno voluto dare alla loro opera, con molti rimandi a "Wildwood", soprattutto nelle sue ultime fasi. Il citato album si chiudeva con un'immagine invernale, di vento e mare in burrasca, di autunno che lascia il passo alla stagione fredda. Allo stesso tempo trasportava l'ascoltatore in una dimensione tanto cara ai 1476, quella della magia, dell'esoterismo, della superstizione, dei roghi e delle uccisioni sommarie che hanno afflitto la loro regione durante il periodo della caccia alle streghe nel tardo Seicento. "Our Season..." parte da qui dicevamo, con una formula musicale nuovamente eterogenea, che continua a unire sfuriate al limite del (post) punk e dark metal con rallentamenti e fasi introspettive tipiche del folk più oscuro e quasi tribale. Ottima l'interpretazione di Robb, non solo da un punto di vista strumentale (alla chitarra), ma anche e soprattutto vocale, sempre in grado di dare un taglio squisitamente emotivo ad ogni pezzo; così come è grande il lavoro dietro le pelli di Neil, con tanta varietà nel drumming a costituire il cuore pulsante di ogni brano.
Forse di tratta di un disco meno immediato dei precedenti, probabilmente perché più complesso e ancora più sfaccettato da un punto di vista delle emozioni che sa suscitare, ma credetemi, sarà grande la vostra soddisfazione quando e se riuscirete finalmente a fare vostre queste dieci tracce, a capirle e a farvi trascinare dalle immagini che sanno evocare.
Va ribadito: i 1476 sono una sorpresa, anzi ormai una conferma, da seguire con molta attenzione e fiducia.

Winter of Winds

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