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giovedì 5 gennaio 2012

Bagni pubblici/2


Stanotte ero di nuovo nella stanza dai tanti bagni: come al solito non sapevo come c'ero finito (e non me ne importava), ma sapevo quale dei molti bagni disponibili dovevo andare a cercare.
Sempre il solito percorso, tutto a dritto , poi a destra e infine a sinistra. Mi rendo conto, poco prima di chiudermi dentro, che qualcuno dopo di me è entrato nello stanzone: una signora anziana, che se dovessi descriverla direi somigliante a Roberta Sparrow (dal film "Donnie Darko"), con la nomea, anche lei, di essere un po' pazza. Chiudo la porta alle mie spalle, giro la chiave e mi volto: il bagno è stranamente pulito, le piastrelle, seppur vecchie, non sono mezze rotte come al solito, stesso dicasi per le mattonelle in terra.
Sento al di là della porta la signora camminare, e cerco di convincermi che no, non è possibile che venga a cercare PROPRIO quel bagno in cui sono io... Poi alzo la testa e vedo degli indumenti femminili tesi a asciugare, mutande, gonne, maglioni, e non faccio in tempo a riabbassare lo sguardo che la donna apre la porta (che credevo, oltretutto, di aver chiuso a chiave).
Si spaventa nel vedermi dentro, io stesso cerco, in fretta e furia, di rimettermi in sesto pantaloni e maglietta (non ricordavo di essermeli tolti): dopo il primo momento di imbarazzo e le mille scuse da entrambe le parti c'è una sorta di avanzamento temporale, e ci troviamo a parlare tranquillamente del più e del meno, davanti alla porta del bagno aperta. La signora mi racconta della sua vita, del figlio perso in un incidente, in memoria del quale voleva tenere una festa o una commemorazione. Poi mi chiede dove abito, e io le rispondo con in mente casa dei miei genitori, solo che evito di dirle esattamente il luogo. Le parlo della casa che sta sotto quella dei miei, facendo finta fosse la mia (avevo in mente che fosse una ladra e cercasse di capire se poteva rubare qualcosa oppure no), le dico che abbiamo una bella casa a due piani, molto spaziosa e con una piscina; lei mi dice che sì, aveva presente la casa, ma c'era un grosso cane lupo a guardia, ma io la smentisco dicendole che non c'è più.
Poi mi chiede delle case che ci sono più in alto, oltre il bosco (stranamente si dimentica di citare proprio la mia): le dico che ci abita gente facoltosa, i proprietari di una clinica veterinaria rinomata. Lei annuisce, felice.
Il sogno finisce qui.

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