Guarda, nevica.
Impossibile, i peschi sono in fiore.
I tetti degli antichi templi sono tutti coperti da un soffice manto. I fiocchi cadono lenti, si adagiano sui fiori di pesco, li abbracciano e assieme si lasciano cadere. Le Ultime Ore dell’Eternità sono così, scorrono lente, piacevoli quasi, ti mettono in pace col mondo, sono come lacrime calde che scendono piano piano. E quando la tempesta imperversa questa non sembra toccarti, avvolto come sei dal quel dolce e nostalgico alone.
Se ai coccolanti arpeggi dei Mono o degli Explosions In The Sky unisci la furia disperata dell’emocore d’annata nella peggiore delle ipotesi hai qualcosa di inascoltabile, un dolce-salato che non va né su né giù. Ma se gli ingredienti sono mischiati in modo corretto, se riesci a tratteggiare scenari in cui rabbia e pace coesistono ma in cui la seconda non riesce a intaccare totalmente la prima, allora la neve scenderà sui peschi in fiore.
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