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venerdì 25 novembre 2011

Soppesare le anime con la sabbia


Questo disco non esiste.
Questa figura sulla scogliera non si è mai buttata tra le onde del mare in tempesta, la sua vita non ha mai avuto una fine brusca e triste. Brusca e triste come solo può essere la fine portata da un suicidio ben lontano dall'essere titanico. Un suicidio che è, di fatto, l'ultima cosa che ti rimane prima del nulla, un'ala angelica che ti strappa alla vita verso altri luoghi. Questo buio non esiste. E infatti qua e là dalla pece del drone pare riaffiorare la luce, spiragli e barlumi di speranza che durano poco, hanno vita breve, di fatto come li percepisci già sono stati riassorbiti dalla massa di nubi che pulsano sopra la tua testa. Questo drone non esiste. E infatti è shoegaze, è doom, è atmosferico, ma è disperato, granitico e fosco come solo il drone sa essere.
Questo disco parla di suicidio, parla dell'apocalisse, parla di carni lacerate, di spazi estesi, parla di Delirio, Disperazione e Desiderio, parla di Sogno, e della sorella Morte, la cui voce pare ergersi sopra le altre dei suoi fratelli e sorelle. Questo disco è suicidio ma è anche amore, è una promessa lasciata cadere in un vulcano in eruzione e lì lasciata a sciogliersi miseramente. Questo disco non esiste, ma vive e risuona nelle mie orecchie come una delle più emozionanti cose che ho sentito in tempi recenti.


26.05.11

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