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venerdì 9 febbraio 2018

Dov'è scappato il barlume visionario? Dove sono ora, la gloria e il sogno?



Le mie mani fredde sono state strappate alla terra umida, dove riposavano stanche, ed ora eccole qui, di nuovo immerse nel nero terriccio, le dita bianche neve che sembrano essere divorate dagli scuri granelli. Riesco a vederle con questi occhi ambrati, ora velati da lacrime che non pensavo sarei stato più in grado di versare, dopo la rinascita.
"Demone" mi chiamano, "Calibano" e "John Clare" sono altri nomi che mi sono scelto o che altri hanno scelto per me... In realtà non so più chi sono, perso nel limbo della non-vita e della non-morte. "Demone" è anche il nome che ho assegnato al mio Creatore, che mi ha fatto rinascere per poi abbandonarmi come un cane sotto la pioggia: dolente, bistrattato, confuso, impaurito. Ho gridato, ho urlato, ho fatto quello che voi definireste piangere, anche se al tempo le lacrime non esistevano nei miei occhi. Alla fine mi sono arreso alla collera e alla solitudine, e i miei giorni di prigionia sono stati alleggeriti dalla poesia, libri su libri che erano stati abbandonati nella mia prigione assieme a me. Sì prigionia, perché il mio Creatore è stato un tale vigliacco da non volerne più sapere di me, forse spaventato dal mio aspetto o dal terrore che si rifletteva nei miei occhi.
Sono fuggito ma ho giurato di cercarlo, trovarlo, e farlo patire quanto ho patito io. E quando finalmente l'ho trovato alla rabbia si è aggiunto il bisogno di calore, la necessità di avere accanto a me uno spirito affine che condividesse e abbracciasse la mia anima. L'ho chiesto al Creatore, ma il risultato è stato di gran lunga più abbietto di me. L'ho cercato tra le persone sofferenti e apparentemente malate, salvo poi scoprire che la loro era solo una maschera per un animo ben più cinico del mio.
L'ho cercato, e abbracciato per un attimo! L'ho trovato nella mia famiglia che mi credeva scomparso, e oh, come è stato bello riassaporare quel calore... Ma poi di nuovo la morte e la follia si sono intromesse nella mia quasi-vita, e ho di nuovo perso tutto.
Ma in tutto questo percorso ho conosciuto una persona, una donna, un essere incomprensibile ai più e dotato di una luce interiore accecante, sebbene spesso eclissata da un demone che cercava di sovrastarla. Sì, ancora di demoni parlo, alla fine tutti noi dobbiamo lottare o venire a patti con i diavoli che albergano nella nostra anima. Questa donna mi ha insegnato che il mio demone alla fine era ben più umano e vivo di tanti altri presunti uomini che ho incrociato nel mio cammino, e gliene sono grato.
Sulla sua tomba, su questo terriccio nero che copre le sue spoglie, piango lacrime fredde come il marmo della sua lapide, e mi sento di nuovo solo come quando sono rinato. Solo che al tempo non sapevo cosa stesse succedendo, ma adesso lo so, e le parole di Wordsworth riecheggiano nella mia mente, immortali come la sua ode:

"C’era un tempo in cui prato, bosco, e ruscello,
la terra, e ogni essere comune
a me sembravano
ornati da una luce celestiale,
la gloria e la freschezza di un sogno.
non è più com'era prima;—
mi giro ovunque posso,
di giorno o di notte,
le cose che ho visto ora non posso più vederle.
...
Ma c’è un albero, di molti, uno,
un singolo campo che osserva dall'alto,
entrambi parlano di qualcosa che è passato:
la viola del pensiero ai miei piedi
ripete lo stesso racconto:
dov'è scappato il barlume visionario?
dove sono ora, la gloria e il sogno?"


Disco di natura piuttosto strana questo "Solipstic" a firma del duo The Angelic Process. E' come se i nostri avessero in parte spogliato il loro drone e il loro shoegaze mettendone a nudo i nervi e l'anima più intima. Si tratta di un lavoro mai ufficialmente pubblicato dalla band, e reso disponibile solo per alcune etichette come promo per una possibile pubblicazione.
Cronologicamente segue "Coma Wearing", dal quale mutua alcune pulsioni "cosmiche" quasi, una sorta di trip pauroso e instabile, un viaggio dentro molti degli aspetti più torbidi della vita di ognuno di noi. Alle ritmiche martellanti e alle consuete bordate di chitarra stavolta si accompagnano però anche momenti riflessivi, spogliati appunto del contorno oscuro e feroce che comunque fa da base per la proposta sonora dei Nostri. Sono esperimenti comparsi anche in "..And Your Blood Is Full of Honey", di due anni precedente, e che dopo questo lavoro saranno definitivamente abbandonati in favore di una forma più coesa e strutturata di musica.
Il disco è recuperabile online o in una recente riedizione in vinile comprendente tutta la discografia dei The Angelic Process: per chi ama la band e ne vuole seguire il processo creativo punto per punto si tratta di un'uscita indispensabile; per tutti gli altri un disco diverso dalle loro produzioni, e affascinante proprio anche per questa sua dissonanza da quanto fatto prima e da quanto verrà poi.



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https://www.debaser.it/the-angelic-process/solipsistic/recensione

https://www.youtube.com/watch?v=Y5ke9LPLTJU


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