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mercoledì 8 febbraio 2012

Tempo sotto zero

Alle volte accadono cose sulle quali, se ti mettere a riflettere anche per soli pochi minuti, senti il cervello perdersi, "andare in loop" quasi come se fosse un disco crettato che conosce come unico modo di andare avanti quello di ripetere la stessa nota.
Un comune orologio da polso, se lasciato per tutta la notte in auto, al freddo pungente di queste serate (in cui la temepratura tocca anche i -10°) può decidere di rallentare il suo tempo, di ibernare il suo cuore momentaneamente. E la mattina, quando vai a riprenderlo e ti accorgi che è indietro di almeno tre ore, non puoi non pensare a come tutto, di fatto, sia relativo, sia convenzionalmente deciso dall'uomo. Tanto si è scritto e detto sull'argomento, da Einstein a Bergson a Proust (tanto x non andare ancora più indietro) in molti hanno riflettuto sull'esistenza o meno di un tempo non universalmente riconoscfuto ma soggettivo, in grado di mutare da individuo a individuo, un tempo soggettivo, che faceva sembrare lo stesso momento durare un'istante come un secolo, a seconda di come lo si viveva. E anche l'orologio da polso ha dimostrato soggettività, ha rallentato la sua vita grazie al gelo che lo ha attanagliato per qualche ora, ingrippandone gli ingranaggi e facendo la sua corsa più lenta e faticosa. E la cosa bella è che è bastato rimetterlo al polso, è bastato il contatto umano, è bastato scuoterlo dal suo torpore, che si è rimesso n moto con la velocità consona, con le lancette che si muovevano secondo dopo secondo (a proposito, chi ha deciso che un secondo deve durare proprio un secondo? Non potrebbe durare un po' di meno, o un po' di più, come stava indicando il mio orologio? ...loop...). Una volta rimessa a posto l'ora, tutto era come prima, e la vita ha ricominciato a fluire come di consueto, con i soliti ritmi, con il solito tic tac.

These Hours, Minutes And Seconds

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