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venerdì 11 gennaio 2019

The Garden, venti anni dopo



Ho ritrovato una recensione che scrissi anni fa su "Sunday 8P.M." dei Faithless. E' stato bello rileggerla, è stato come rivedermi allo specchio ma più maturo, cresciuto per così dire.
Per paura di perderla voglio riportarla qui di seguito:

"Qualcosa di speciale, spirituale, mi lega a "Sunday 8 PM" dei Faithless. E' una sensazione di freddo, smarrimento, nostalgia, un perenne senso di assenza... Un po' ciò che si prova dopo che si è stati abbandonati da quello che si credeva essere l'Amore eterno, l'impotenza che ti attanaglia derivante da quel peso che improvvisamente è tutto sulle spalle di uno (quando prima era condiviso).
Lunghe passeggiate in notturna e in solitudine, il rimorso e il rimpianto tuoi compagni, eco fedele di passi sull'erba appena bagnata dalla rugiada, e, sporadica, la rabbia, che a tratti ti infiamma con punte di orgoglio. "The Garden", traccia posta in apertura al disco, ha sempre significato questo per me, una dolce culla autunnale prima dell'invernale "Bring My Family Back".
I ricordi più amari sono proprio delle bestiacce, tessere di domino affiancate le une alle altre in attesa che ne crolli anche solo una, per collassate tutte quante tirandosi dietro un carrozzone di memorie che magari non c'entrano nulla, ma che sanno quando è il momento giusto per saltare fuori, così, per fustigarti un po' di più (la dolcezza dell'autocommiserazione).
"Bring My Family Back" mi trascina in un gorgo fatto di sbiadite immagini, e anche oggi, a quasi dieci anni di distanza da quando, per la prima volta, ascoltai il presente disco, le sensazioni sono ancora le stesse: ferite che continuano a bruciare, lacrime calde che paiono riaffiorare come fumi trasportati da un uggioso vento novembrino.
Il dolore dell'essere stati lasciati dicevo, la solitudine. "My Lover's Gone" canta Dido, mentre sfogli lentamente lettere, cartoline ("Postcards") che hanno segnato importanti momenti della tua vita in due. Ora solo il vuoto, solo foto e cartoline, che, checché ne dica la gente, per quanto bei ricordi saranno per te sempre bocconi troppo amari da digerire completamente.
E quando l'ora si è fatta tarda, quando ormai quel giardino nel quale passeggi è divenuto una marea che ciclicamente ti investe e sommerge, quando ormai ti sembrano anni che sopravvivi alla tua stessa malinconia, decidi che è il momento di tornare a casa, di riprendere possesso della tua vita, di riunire i pezzi del puzzle ("Take The Long Way Home").
E' bello come la tua decisione, la tua forza d'animo, si sgretola come nulla non appena il sorriso di lei si riaffaccia nella tua mente. Perché te ne vai? "Why Go?" "Why go, when you can stay for a while?" Quegli occhi, quella bocca, quell corpo, ti richiamano, si prendono gioco della tua tanto sventolata (ma fittizia) rinnovata forza di animo, riducendoti di nuovo a una barchetta di carta in balia di onde impetuose.
E d'improvviso la rivelazione. Il tuo stesso male, la tua malinconia, la sofferenza e l'infelicità causate dall'essere stato abbandonato, saranno loro a curarti, loro guariranno le tue ferite, da esse ripartirai, non lottando contro di loro ma facendole tue, usandole per sopravvivere ("This is my church, this is where I heal my hurts").
Adesso riesci a vedere il giardino con nuovi occhi, quelli della dolce malinconia. Tutto intorno è placido, tranquillo, il cielo è pulito, non un alito di vento, le macchine sono lontane, non disturbano. Tutti paiono dormire in un'atmosfera metafisica come una città già deserta alle otto di domenica sera ("Sunday 8 PM"). E' questo nirvana, questa ritrovata serenità che ti fanno immaginare una scena che, in un'altra situazione, ti avrebbe ucciso, ma che ora si erge a manifesto della tua ritrovata personalità: lei e il suo nuovo lui, abbracciati, lei che gli accarezza i capelli, incurante del passato appena vissuto con te ("Killer's Lullaby").
Ormai il passato è alle spalle, o meglio è parte di te, ti ha fatto crescere, ti è servito per capire che, è vero, quel che non ammazza ingrassa.
La musica è strana, mai avrei immaginato che un disco di un genere lontano da quelli che di solito ascolto, "Sunday 8 PM" dei Faithless, avrebbe potuto scortarmi così fedelmente lungo un anno intero della mia vita, un periodo nero e travagliato certo, ma che a conti fatti forse avrebbe potuto essere peggiore, se non fosse stato (anche) per questo disco."


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