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venerdì 14 giugno 2013
Il piccione
C’è un piccione in giardino, lo vedo dalla finestra, mentre prendo il caffè in attesa di ricominciare a lavorare. Sono abbastanza agitato, non nervoso, almeno non tanto da rispondere male alla gente, ma sento una sorta di urgenza addosso, una voglia di uscire, di mandare a quel paese la gente, di dire “arrangiatevi”, “cavatevela da voi”, “mi vedi ma è come se non ci fossi”, ma non posso. La vita, si sa, è fatta di impegni, di gente che ti cerca per chiederti i favori, di rospi ingoiati e di cose fatte per forza, perché senti che vanno fatte e che altrimenti nessuno le farebbe, e il giocattolino si romperebbe. La senti spingere l’urgenza, ribolle dentro di te e a fatica la trattieni, senti che ti stanno prendendo in giro, ti stanno manovrando, stanno abusando del tuo buon cuore, si stanno approfittando di te, e l’unica risposta che sai darti, come il bambino occhialuto malmenato dal bulletto a scuola che è convinto che, da grande, gliela farà pagare, l’unica risposta dicevo è “sì sì approfittatene ora, perché alla prima occasione buona vedete cosa faccio io…”. Parole al vento, buttate lì in un momento dove stanchezza, stress, tensione, fatica e tanta, ma tanta voglia di NON fare, si accumulano dentro di te.
C’è un piccione dicevo, mi metto autisticamente a guardarlo mentre giro, lentamente, la paletta nel caffè. Fuori si sta bene: dopo tanta pioggia al 12 giugno finalmente si è decisa ad arrivare questa cavolo d’estate… Mi mancava, mi fa quasi senso dirlo, visto quanto amo il freddo e quanto ripugno le temperature sopra i 15°: mi mancava perché era contro natura questo freddo, perché per come sono schematico io avevo già messo in conto le prime sudate, e il fatto che non arrivavano, il fatto che dovevo addirittura stare ancora a maniche lunghe, il mal di gola addirittura, tutto questo mica mi tornava tanto.
Il piccione se ne sta tranquillo tranquillo nel cortile interno: pesticcia sull’erba, bruca ogni tanto qualcosa, metodicamente si sta girando tutta la superficie erbosa disponibile, con calma, senza stress. In effetti ha poco di che spaventarsi: c’è un silenzio pressoché totale in cortile, e le cinque palme che svettano ai vertici ed al centro di esso ogni tanto sono mosse dal vento, e le loro fronde si agitano leggermente producendo un suono simile a quello delle onde del mare. Un suono calmo, piacevole, rilassante. Chiudo un attimo gli occhi, con il viso rivolto verso il sole, quasi chiamato a condividere con il piccione la pace che sta vivendo in quel momento. Quando li riapro sento di nuovo quella cavolo di nostalgia crescere dentro di me: da tanto mi accompagna questa strana sensazione, ogni tanto si riaffaccia la mancanza di qualcosa, sia essa una persona, un cane, un gatto, un momento… Questo giochino alle volte mi ha anche portato alle lacrime, è un momento in cui mi sento davvero solo e senza appigli particolari, un momento in cui mi tornano alla mente età dell’oro ormai passate e figure magari neanche lontane nello spazio o nel tempo, ma solo impossibili da avere lì in quel momento preciso. In questo momento sento la mancanza di Follonica e dei miei amici, di Rimini e del primo pomeriggio passato all’ombra sullo sdraio a bordo piscina, con in mano il libro da leggere come compito assegnato dalla professoressa di italiano e nelle orecchie un po’ di musica. Sento la mancanza della mia ragazza e del mio cane, e di quando tutti insieme siamo andati al mare, sento la mancanza delle giornate passate in piscina con gli amici e il bisogno del semplice non fare nulla, e ho sonno, sono stanco, e vorrei solo sdraiarmi in quell’erba vicino al piccione, sotto le palme.
Quando mi trovo a fare cose che non mi piacciono o che mi vengono imposte solo perché qualcun altro non le può/vuole fare reagisco un po’ come un bambino: metto il broncio e mi intristisco. In questo momento sono un po’ così, a metà tra il triste, l’assonnato e lo stanco, e sinceramente non vedo l’ora che questa giornata finisca e che, in generale, arrivi un po’ di tranquillità. Non sto male intendiamoci, anzi si sta avvicinando uno dei momenti più felici della mia vita, solo che quando mollo un po’ la presa e rilascio la tensione la stanchezza prende il sopravvento e la nostalgia si riaffaccia, ed è sempre un po’ difficile ripartire poi… Anche se oggi il piccione mi ha un po’ aiutato.
Temporary Peace
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dopo questo post rivaluto l'esistenza dei piccioni
RispondiEliminaSono maestri di vita e noi non ci s'è chiappato nulla mi sa!
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