Translate

venerdì 14 settembre 2012

Aspettando la tempesta


La serata era tranquilla, ma non diversa dalla precedente e, probabilmente, dalla successiva. Un pigro vento estivo soffiava attraverso l'inferriata e accarezzava il suo viso, mentre lei, seduta sulle scale, guardava con occhio perso in direzione del bosco, al di là del cancello. C'era una certa tensione nell'aria, ma non nella natura che circondava la casa: tutt'intorno era pacato, i grilli si rincorrevano con i loro richiami, mentre lievi fruscii degli animal notturni smuovevano il sottobosco. Il cane ai suoi piedi si stiracchiava e cercava il fresco negli scaloni di marmo, mentre ogni tanto saettava nel giardino il gatto, inseguendo qualche farfallina o falena. Niente avrebbe fatto presagire l'arrivo di un temporale, ma tanto lei sapeva che di lì a qualche ora, come tutte le notti, ci sarebbe stato da litigare, da lottare, da mangiarsi il cuore, e da non riposare come la notte vorrebbe.
Si alza e rincasa, si mette il pigiama e si corica, aspettando il sonno... Che non tarda ad arrivare, ma che ahimè dura poco. Si risveglia nel cuore della notte, il letto è vuoto ma la televisione in casa fa un gran baccano: è rincasato, e di certo sarà confuso come tutte le sere. Lo va a cercare, gli dice di venire a letto, ma lui le risponde in malo modo, con una voce e un atteggiamento miste tra il drogato, l'alcolizzato e il narcolettico. Poi comincia ad insultarla, chiamando in causa ora la mamma di lei, ora suo padre, dicendo che odia tutti, odia il posto, lamentandosi delle mille malattie che crede di avere e della mancanza di lavoro e di soldi... Tutte paure che lei sa essere infondate, ma che lui tira fuori così, a random, ogni sera, quando è in questo stato. Lei ci ha provato spesso in passato a farlo ragionare ma sempre senza successo: ormai ha perso le speranze, cerca quindi di rispondere a tono ma ha paura, la sua voce trema.
Dopo l'ennesima infamata lui se ne va a letto, lasciandola impalata in cucina, a fissare la televisione accesa, con le lacrime che rigano le sue guance. E' tornata la calma, neppure il tempo di mettersi a letto che lui già russa, incurante di lei e ignaro probabilmente delle cose che le ha detto; fuori i grilli continuano a richiamarsi, mentre lei, il sonno ormai perso, decide di provare a riposare un po' gli stanchi occhi nell'altra camera (ormai divenuta la sua camera), aspettando il nuovo sole, che non farà che riportarla ad una sera identica a quella che sta trascorrendo.
E intanto è invecchiata un po' di più, e ha perso un altro pezzo di sorriso, e un po' di scintillìo dai suoi occhi.


Violence

Nessun commento:

Posta un commento