Non sentì la morte arrivare, ma solo un boato terrificante. Più forte di cento ruggiti di orso, tremendo come solo l'ira di un Dio sa essere, la valanga si mosse improvvisa dalle apparentemente lontane vette dei monti Sawatch, e in un attimo Leotie sentì tremare la terra sotto i suoi piedi. Cominciò a correre verso la valle, cercando affannatamente con i suoi occhi vispi un punto, una grotta, un nascondiglio sotto il quale ripararsi. Mentre correva nella sua mente, lucida e razionale nonostante i piedi affondassero implacabilmente nella neve e le rocce si stessero sgretolando dietro di lui, cominciarono piano piano a riaffacciarsi alcuni momenti della sua vita.
Incontrollabili, come la corrente del Grande Fiume che bagnava i boschi dimora della sua tribù, le immagini si affollarono dentro i suoi occhi, assieme a sensazioni, sapori e odori che credeva ormai dimenticati. Eccolo, da piccolo, mentre caccia i salmoni con il nonno, o mentre gioca alla guerra con suo fratello (che della guerra fu poi vittima, solo alcuni anni dopo); si rivede attorno al fuoco, seduto, riesce ancora a percepire il calore delle fiamme e l'odore della resina che esce dai tronchi mentre scoppiettano tra le fiamme danzanti. Calore che si trasforma poi improvvisamente in bruciore eppoi dolore, quello della ferita che gli aveva procurato, pochi anni prima, il terribile orso che aveva dovuto affrontare quando si era messo alla ricerca del suo Spirito Guida. La zampata del terribile animale aveva lasciato un segno sul suo braccio, una cicatrice che tutt'ora, nonostante cinque anni fossero ormai passati, gli provocava un dolore ormai fraterno, al cambio della stagione. Eppure quel dolore gli aveva permesso di entrare in perfetta sintonia con se stesso e con ciò che lo circondava, gli aveva permesso di materializzare il tutto nella forma di un animale, la Farfalla, che, si diceva, lo avrebbe protetto a lungo. Ricorda il suo scetticismo iniziale quando comprese quale sarebbe stato il suo Totem: la Farfalla è gracile, ha vita breve, è un animale minore, si diceva... Ma ora aveva capito tutto: di vita breve certo (di fatto anche Leotie aveva solo 20 anni), votata però alla continua trasformazione, alla trascendenza, a qualcosa di più al quale ben pochi altri Spiriti potevano aspirare.
Una volta compreso questo rallentò la corsa e si voltò verso la valanga, la quale ormai era solo a poche centinaia di metri da lui. Si guardò intorno, solo sparuti stecchi emergevano dalla bianca coltre di neve a terra, e la valle era ancora molto lontana. Chiuse gli occhi, le braccia aperte, un respiro lungo: come detto, non sentì la morte arrivare, ma solo un abissale boato.
Lo sciamano quella sera si sedette vicino al fuoco, con la tribù disposta tutto intorno alle fiamme. Lacrime erano state versate, e tutt'ora le guance di molte persone, di tutte le età, continuavano a essere solcate da caldi rivoli. L'anziano prese da una sacchetta di pelle una manciata di polvere (solo lui ne conosceva la natura) e la gettò sul fuoco. Dalla punta della fiamma più alta si alzò un filo di fumo, la cui sagoma, modificata da un alito di Vento dell'Est, prese le fattezze di una farfalla. Fu un attimo e tutto scomparve, un attimo che portò però un dolce e consolatorio sorriso sulla bocca della tribù affranta.
Incontrollabili, come la corrente del Grande Fiume che bagnava i boschi dimora della sua tribù, le immagini si affollarono dentro i suoi occhi, assieme a sensazioni, sapori e odori che credeva ormai dimenticati. Eccolo, da piccolo, mentre caccia i salmoni con il nonno, o mentre gioca alla guerra con suo fratello (che della guerra fu poi vittima, solo alcuni anni dopo); si rivede attorno al fuoco, seduto, riesce ancora a percepire il calore delle fiamme e l'odore della resina che esce dai tronchi mentre scoppiettano tra le fiamme danzanti. Calore che si trasforma poi improvvisamente in bruciore eppoi dolore, quello della ferita che gli aveva procurato, pochi anni prima, il terribile orso che aveva dovuto affrontare quando si era messo alla ricerca del suo Spirito Guida. La zampata del terribile animale aveva lasciato un segno sul suo braccio, una cicatrice che tutt'ora, nonostante cinque anni fossero ormai passati, gli provocava un dolore ormai fraterno, al cambio della stagione. Eppure quel dolore gli aveva permesso di entrare in perfetta sintonia con se stesso e con ciò che lo circondava, gli aveva permesso di materializzare il tutto nella forma di un animale, la Farfalla, che, si diceva, lo avrebbe protetto a lungo. Ricorda il suo scetticismo iniziale quando comprese quale sarebbe stato il suo Totem: la Farfalla è gracile, ha vita breve, è un animale minore, si diceva... Ma ora aveva capito tutto: di vita breve certo (di fatto anche Leotie aveva solo 20 anni), votata però alla continua trasformazione, alla trascendenza, a qualcosa di più al quale ben pochi altri Spiriti potevano aspirare.
Una volta compreso questo rallentò la corsa e si voltò verso la valanga, la quale ormai era solo a poche centinaia di metri da lui. Si guardò intorno, solo sparuti stecchi emergevano dalla bianca coltre di neve a terra, e la valle era ancora molto lontana. Chiuse gli occhi, le braccia aperte, un respiro lungo: come detto, non sentì la morte arrivare, ma solo un abissale boato.
Lo sciamano quella sera si sedette vicino al fuoco, con la tribù disposta tutto intorno alle fiamme. Lacrime erano state versate, e tutt'ora le guance di molte persone, di tutte le età, continuavano a essere solcate da caldi rivoli. L'anziano prese da una sacchetta di pelle una manciata di polvere (solo lui ne conosceva la natura) e la gettò sul fuoco. Dalla punta della fiamma più alta si alzò un filo di fumo, la cui sagoma, modificata da un alito di Vento dell'Est, prese le fattezze di una farfalla. Fu un attimo e tutto scomparve, un attimo che portò però un dolce e consolatorio sorriso sulla bocca della tribù affranta.
This has become the weight of all
This is the precipice, the breaking of the spirit
This is the weight of fate
Carried into the ocean of chaos
In the waning light we bloom
In the bitterness of mourning
We release this pain
Safe passage to you, our friend
Though were you've wandered we cannot follow
When the spring rises you shall be reborn.
This is the precipice, the breaking of the spirit
This is the weight of fate
Carried into the ocean of chaos
In the waning light we bloom
In the bitterness of mourning
We release this pain
Safe passage to you, our friend
Though were you've wandered we cannot follow
When the spring rises you shall be reborn.
Originari dello Stato di Washington gli Alda sono l'ennesima band appartenente al cosìddetto "Cascadian Black Metal", genere, se così possiamo definirlo, che deve i suoi natali, volenti o nolenti, ai Wolves In The Throne Room, ma che schiera tra le sue file band dall'indubbio talento. E gli Alda, con questo ":Tahoma:", vi rientrano egregiamente, prendendo anzi a spallate altri gruppi caratterizzati da poca consistenza e originalità. I Nostri svolgono un lavoro impeccabile nell'intessere armonie folk delicate e dall'odore di legno bruciato, armonie che si ramificano e si fondono in sfuriate e scream tipicamente black, feroci ma in un certo modo poetiche e toccanti. Un po' come hanno fatto gli Agalloch con "Pale Folklore" (e con i brani prima di esso) gli Alda sanno toccare l'ascoltatore e coinvolgerlo nelle loro storie sebbene usino uno "strumento" come il black metal, solo apparentemente ostico, freddo e impenetrabile (ma che tanti gruppi statunitensi ci stanno dimostrando essere tra i più utili se unito a determinate tematiche).
Senza dubbio un nome da tenere d'occhio, per quanto mi riguarda un disco da avere (per ora è presente solo la versione in cassetta e in vinile, ma pare essere in cantiere una nel più comune formato CD).
Senza dubbio un nome da tenere d'occhio, per quanto mi riguarda un disco da avere (per ora è presente solo la versione in cassetta e in vinile, ma pare essere in cantiere una nel più comune formato CD).
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