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lunedì 9 maggio 2016

Nostalgiaplatz



"...E' come impazzire in un mare dorato..."

Giornate strane queste, giornate di nostalgia e ricordi.

Quella rivista che compravi ogni mese, con le recensioni dei giochi della tua consolle, che sfogliavi avidamente fino alle ultime pagine, dove c'era la sezione con i trucchi e i codici segreti... E le pagine con le pubblicità di vari negozi e le liste dei giochi con accanto i prezzi (in lire!!!)... I pomeriggi in cui volevo ordinare un gioco, e allora mi piazzavo in camera dei miei con il babbo accanto e chiamavo il numero del negozio, dicevo cosa volevo, davo il mio indirizzo... e iniziava l'attesa spasmodica del gioco ordinato, o meglio della ricevuta gialla della raccomandata che mi avvisava che il gioco era arrivato e mi aspettava al deposito delle poste... E allora via al deposito a prendere il gioco!
I pomeriggi in cui ero triste, magari i miei avevano litigato (e come tutti i bambini quando i tuoi genitori litigano pensi sempre che sia per colpa tua) o ero stato sgridato io, e mi mettevo a giocare a quel videogioco così demente e beota che riuscivo di nuovo a ridere e scordarmi la tristezza (in effetti ricordo il mio pensiero "meno male ho questo gioco, così almeno rido un po'!".
Quando aspettavo il mio amico più fidato, che veniva a trovarmi il pomeriggio per fare i compiti e giocare... Arrivava col tram delle 15:00, ricordo che lo aspettavo sempre nel piazzale di casa, studiavamo un po' eppoi ci mettevamo a giocare a pallone o a guardare i cartoni animati... Oppure andavo a trovarlo io, sempre con lo stesso tram delle 15:00... Ricordo che studiavamo nel suo salotto, poi interrompevamo perché suo fratello più grande tirava fuori le videocassette della pesca (al tempo ci piaceva andare a pescare) e allora passavamo ore a documentarci su tecniche di pesca, su ami, canne, galleggianti ecc... E talvolta prendevamo anche il motorino per andare a comprare qualcosa al negozio di caccia e pesca vicino, dove passavamo un tempo interminabile in giro tra quelle robe, desiderando ardentemente un mulinello o una canna super leggera....
Oppure le estati che passavamo insieme, i pomeriggi a giocare a Dungeons & Dragons pasteggiando a Estathe al limone e tarallucci (ovvia variante per dodici/tredicenni dei tarallucci e vino), o ci trasferivamo in camera loro a giocare ai videogiochi (alla stessa consolle che avevo io), facendo torneini o facendo un livello a testa... O anche andavamo a giocare a pallone nel loro piazzale sotto casa (ricordo quella volta in cui colpimmo un neon che mi si sfracellò sulla testa... Roba che se accade a un bambino oggi lo portano al pronto soccorso, io ricordo mi detti una spolverata con il compressore e via di nuovo a giocare!).
Le merende al bar pizzeria vicino casa loro, la corsa per riprendere il tram delle 19:00 per tornare a casa... Tram che non sempre passava, e quindi dovevo chiamare mio nonno dalla cabina telefonica e farmi venire a prendere. Erano gli anni delle collezioni delle schede telefoniche, talvolta la mia tessera era senza credito per cui ricordo benissimo le volte in cui alzavo la pedana della cabina per vedere se trovavo schede con un po' di credito (giusto 200 lire per fare la chiamata a casa) o che fossero belline a tal punto da essere collezionate...
Erano pomeriggi che alle volte, quando ero solo, passavano in maniera pigra, soprattutto d'inverno, quando faceva buio presto e alle 18:00 andavo in cucina ad accendere il fuoco mettendo le legna nella cucina economica... E ricordo di averci passato ore lì davanti mentre mia nonna cucinava, leggendo, ripassando, o chi si ricorda facendo cosa.
Poi, un po' più grandicelli, quando già avevamo il motorino, il primo pomeriggio invece di studiare andavamo nel negozio di videogiochi in città per giocare un po' gratis a qualche titolo, sbirciare qualche trucco da un'enorme pila di riviste che il negoziante aveva, o perché no, comprare qualcosa, se eravamo in un momento di grazia economica!

Rimettendo a posto varie cose ritrovo la tesi di laurea e il DVD della mia discussione. Riguardandola rivedo i miei vecchi amici (come siete diversi adesso!), i miei professori, altre facce che non ricordo ma che sicuramente avevo presenti al tempo... Cavolo, la mia tesi era piaciuta, quanta gente c'era quel giorno, solo per me! Ma anche gente che non avevo invitato, e che era lì perché incuriosita dall'argomento... Strano che certe cose le capisci solo dieci anni dopo... E allora ti viene voglia di riscrivere ai professori che avevi cari, professori con i quali avevi un rapporto per nulla paragonabile a quello freddo e accademico che hanno con loro gli studenti di oggi... Professori con i quali scherzavi, parlavi di musica, andavi a cena fuori e anche a giocare a pallone, professori ai quali non davi del "tu" solo perché il loro ruolo te lo imponeva, ma potevi benissimo farlo e anzi, non si sarebbero affatto offesi. Poi ti ricordi i pomeriggi passati a girellare in città, tra una lezione e l'altra, al bar o in biblioteca, e trovavi sempre qualcuno che conoscevi, con il quale eventualmente saltare lezione se non avevi voglia.

Poi ritrovi la scatola delle lettere, quella vecchia scatola di scarpe dove nel tempo hai buttato qualsiasi cosa che ti hanno scritto da quando avevi tredici anni: cartoline, lettere di ex, bigliettini di auguri, post-it della mamma che ti dice che le magliette stirate sono in salotto (cavolo, quanti anni sono passati? e quanto sono tenere queste cose? per fortuna li ho tenuti, già al tempo avevo intuito la loro importanza...). Trovi cartoline di persone il cui nome non ti dice più nulla, lettere di persone con le quali hai condiviso qualche mese di lavoro o qualche anno di studio, e tutte quante mi dicono grazie per essere stato con loro, mi dicono di sorridere di più e di essere più ottimista, mi dicono che sono una bella persona e che non lo avrebbero mai detto... Che strano, sempre questa costante del sorridere e dell'ottimismo... Mi sa che ero (e sono ritornato, per certi aspetti) un bel Grinch!

In giornate nostalgiche come queste è dura non lasciarsi sopraffare dai ricordi, anche perché tutto attorno a te pare avere una qualche valenza, tutto ha un significato. Mi chiedo solo a cosa serva tutto ciò, che senso abbia tutta questa nostalgia del passato, forse sono "adulto" ancora da troppo poco e per questo rimpiango i tempi in cui le cose erano più semplici, in cui ti divertivi con poco, in cui bastava un videogioco per sorridere o un po' di ingegno per fare una telefonata... I tempi in cui le barriere mentali non esistevano, in cui pensavi che nessuno ti avrebbe mai fatto star male davvero, le paranoie e l'ansia non minavano la tua vita quotidiana.
Qualunque sia la ragione di questa nostalgia io la ringrazio, adoro immergermi in quei ricordi, e anche se ogni tanto provocano qualche lacrima va bene così, sono lacrime liberatorie. Solo che, ecco, sarebbe bello rivivere ancora qualcuno di quei momenti, tanto semplici e quotidiani allora quanto speciali e dorati adesso.


Nostalgiaplatz

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