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lunedì 23 maggio 2016

One Bedroom Apartment



C'è una sola parola per tutto questo, è quella parola è

straziante

Questa voce grezza, viva come un nervo scoperto, questa voce e queste parole ti sanno toccare nel profondo ogni volta, con quel pianoforte che saltella di tasto in tasto come un amore finito che balletta sul tuo cuore...


"Don't leave me
I'm bleeding
All over this linoleum floor
I'm still in disbelief
I'm drowning
Between the clear and blackening
From morning until night
I'm losing sight
Of all the beautiful things
There's nothing here for me
Without you
Right here beside me, why'd you go and go?
Why'd you go and leave me here
To rot inside this empty place?
I know that you are going far away
From morning until night
I'm losing sight
Of all the beautiful things

A man sits naked in the middle of the floor of a one bedroom apartment in New York City
And no one knows he's there and no one's left to care whether or not the next drop comes out
And the blood would be warm and the blood would hug him just like she used to
Before she left him in this fucking mess where only one sentence repeats itself and this is it:
It says, "I will never love again, and I will never love again"
And on the fifth day he placed everything he owned in the centre of the room and he watched it burn
As he recited all of the beautiful words that had ever come out of her mouth
And these are the same words that mock him now and tell him that she's not coming back,
That he is nothing, not worth a fuck, and only one sentence repeats itself:
Says, "I will never love again, and I will never love again,
And I will never love again and I will never love again"
And for the first time in 25 years he cried rivers of black shitty oil that careered down his chest
As the dam to his past broke, exploding, and it's sinking all of his future now
And that was then and this is now as the animals reach their fever pitch
And the windows implode in silence out of respect for the dying, out of respect for the dead
Says, "I will never love again and I will never love again,
And I will never love again and I will never love again
And before he can say stop he's running down the street to the beat of his feet and past all the faces,
Past all the places he's ever known, past all the traces he's left of himself
And into the sky and into the air, past all the stars as he's screaming out, "Why?"
Over the ocean in search of the only love that he will ever have
Says, "I will never love again, and I will never love again,
And I will never love again and I will never love again"

One Bedroom Apartment

giovedì 12 maggio 2016

Floating



Cammini assorto nei tuoi pensieri, e a un certo punto l'aria intorno a te si fa diversa, ti senti distaccato da tutto ciò che ti circonda, riesci giusto a seguire le nuvole spinte dal vento, le rondini che volano, o le macchine che passano, ma tutto è come un film in bianco e nero visto al cinema, del quale sei un mero spettatore nemmeno pagante, (auto) costretto a guardare tutto da una finestra.
E' un senso di sospensione quello che ti avvolge, fluttui in una realtà che non ti appartiene del tutto, aspettano solo di riabbracciare quei pochi punti fermi che ti motivano ancora a passare quelle ore chiuso tra quelle mura, quando quello che vorresti sarebbe solo uscire fuori e camminare con la musica nelle orecchie.

Elevator Beat

lunedì 9 maggio 2016

Nostalgiaplatz



"...E' come impazzire in un mare dorato..."

Giornate strane queste, giornate di nostalgia e ricordi.

Quella rivista che compravi ogni mese, con le recensioni dei giochi della tua consolle, che sfogliavi avidamente fino alle ultime pagine, dove c'era la sezione con i trucchi e i codici segreti... E le pagine con le pubblicità di vari negozi e le liste dei giochi con accanto i prezzi (in lire!!!)... I pomeriggi in cui volevo ordinare un gioco, e allora mi piazzavo in camera dei miei con il babbo accanto e chiamavo il numero del negozio, dicevo cosa volevo, davo il mio indirizzo... e iniziava l'attesa spasmodica del gioco ordinato, o meglio della ricevuta gialla della raccomandata che mi avvisava che il gioco era arrivato e mi aspettava al deposito delle poste... E allora via al deposito a prendere il gioco!
I pomeriggi in cui ero triste, magari i miei avevano litigato (e come tutti i bambini quando i tuoi genitori litigano pensi sempre che sia per colpa tua) o ero stato sgridato io, e mi mettevo a giocare a quel videogioco così demente e beota che riuscivo di nuovo a ridere e scordarmi la tristezza (in effetti ricordo il mio pensiero "meno male ho questo gioco, così almeno rido un po'!".
Quando aspettavo il mio amico più fidato, che veniva a trovarmi il pomeriggio per fare i compiti e giocare... Arrivava col tram delle 15:00, ricordo che lo aspettavo sempre nel piazzale di casa, studiavamo un po' eppoi ci mettevamo a giocare a pallone o a guardare i cartoni animati... Oppure andavo a trovarlo io, sempre con lo stesso tram delle 15:00... Ricordo che studiavamo nel suo salotto, poi interrompevamo perché suo fratello più grande tirava fuori le videocassette della pesca (al tempo ci piaceva andare a pescare) e allora passavamo ore a documentarci su tecniche di pesca, su ami, canne, galleggianti ecc... E talvolta prendevamo anche il motorino per andare a comprare qualcosa al negozio di caccia e pesca vicino, dove passavamo un tempo interminabile in giro tra quelle robe, desiderando ardentemente un mulinello o una canna super leggera....
Oppure le estati che passavamo insieme, i pomeriggi a giocare a Dungeons & Dragons pasteggiando a Estathe al limone e tarallucci (ovvia variante per dodici/tredicenni dei tarallucci e vino), o ci trasferivamo in camera loro a giocare ai videogiochi (alla stessa consolle che avevo io), facendo torneini o facendo un livello a testa... O anche andavamo a giocare a pallone nel loro piazzale sotto casa (ricordo quella volta in cui colpimmo un neon che mi si sfracellò sulla testa... Roba che se accade a un bambino oggi lo portano al pronto soccorso, io ricordo mi detti una spolverata con il compressore e via di nuovo a giocare!).
Le merende al bar pizzeria vicino casa loro, la corsa per riprendere il tram delle 19:00 per tornare a casa... Tram che non sempre passava, e quindi dovevo chiamare mio nonno dalla cabina telefonica e farmi venire a prendere. Erano gli anni delle collezioni delle schede telefoniche, talvolta la mia tessera era senza credito per cui ricordo benissimo le volte in cui alzavo la pedana della cabina per vedere se trovavo schede con un po' di credito (giusto 200 lire per fare la chiamata a casa) o che fossero belline a tal punto da essere collezionate...
Erano pomeriggi che alle volte, quando ero solo, passavano in maniera pigra, soprattutto d'inverno, quando faceva buio presto e alle 18:00 andavo in cucina ad accendere il fuoco mettendo le legna nella cucina economica... E ricordo di averci passato ore lì davanti mentre mia nonna cucinava, leggendo, ripassando, o chi si ricorda facendo cosa.
Poi, un po' più grandicelli, quando già avevamo il motorino, il primo pomeriggio invece di studiare andavamo nel negozio di videogiochi in città per giocare un po' gratis a qualche titolo, sbirciare qualche trucco da un'enorme pila di riviste che il negoziante aveva, o perché no, comprare qualcosa, se eravamo in un momento di grazia economica!

Rimettendo a posto varie cose ritrovo la tesi di laurea e il DVD della mia discussione. Riguardandola rivedo i miei vecchi amici (come siete diversi adesso!), i miei professori, altre facce che non ricordo ma che sicuramente avevo presenti al tempo... Cavolo, la mia tesi era piaciuta, quanta gente c'era quel giorno, solo per me! Ma anche gente che non avevo invitato, e che era lì perché incuriosita dall'argomento... Strano che certe cose le capisci solo dieci anni dopo... E allora ti viene voglia di riscrivere ai professori che avevi cari, professori con i quali avevi un rapporto per nulla paragonabile a quello freddo e accademico che hanno con loro gli studenti di oggi... Professori con i quali scherzavi, parlavi di musica, andavi a cena fuori e anche a giocare a pallone, professori ai quali non davi del "tu" solo perché il loro ruolo te lo imponeva, ma potevi benissimo farlo e anzi, non si sarebbero affatto offesi. Poi ti ricordi i pomeriggi passati a girellare in città, tra una lezione e l'altra, al bar o in biblioteca, e trovavi sempre qualcuno che conoscevi, con il quale eventualmente saltare lezione se non avevi voglia.

Poi ritrovi la scatola delle lettere, quella vecchia scatola di scarpe dove nel tempo hai buttato qualsiasi cosa che ti hanno scritto da quando avevi tredici anni: cartoline, lettere di ex, bigliettini di auguri, post-it della mamma che ti dice che le magliette stirate sono in salotto (cavolo, quanti anni sono passati? e quanto sono tenere queste cose? per fortuna li ho tenuti, già al tempo avevo intuito la loro importanza...). Trovi cartoline di persone il cui nome non ti dice più nulla, lettere di persone con le quali hai condiviso qualche mese di lavoro o qualche anno di studio, e tutte quante mi dicono grazie per essere stato con loro, mi dicono di sorridere di più e di essere più ottimista, mi dicono che sono una bella persona e che non lo avrebbero mai detto... Che strano, sempre questa costante del sorridere e dell'ottimismo... Mi sa che ero (e sono ritornato, per certi aspetti) un bel Grinch!

In giornate nostalgiche come queste è dura non lasciarsi sopraffare dai ricordi, anche perché tutto attorno a te pare avere una qualche valenza, tutto ha un significato. Mi chiedo solo a cosa serva tutto ciò, che senso abbia tutta questa nostalgia del passato, forse sono "adulto" ancora da troppo poco e per questo rimpiango i tempi in cui le cose erano più semplici, in cui ti divertivi con poco, in cui bastava un videogioco per sorridere o un po' di ingegno per fare una telefonata... I tempi in cui le barriere mentali non esistevano, in cui pensavi che nessuno ti avrebbe mai fatto star male davvero, le paranoie e l'ansia non minavano la tua vita quotidiana.
Qualunque sia la ragione di questa nostalgia io la ringrazio, adoro immergermi in quei ricordi, e anche se ogni tanto provocano qualche lacrima va bene così, sono lacrime liberatorie. Solo che, ecco, sarebbe bello rivivere ancora qualcuno di quei momenti, tanto semplici e quotidiani allora quanto speciali e dorati adesso.


Nostalgiaplatz