Ieri è finita la scuola.
L'ultimo giorno di scuola è sempre strano, "metafisico" mi verrebbe da dire. Come in quei dipinti di De Chirico, con quelle poltrone buttate lì a caso, in mezzo ad aride ed assolate vallate greche, con solo qualche capitello diroccato a far loro compagnia, ti pare di sentire caldo anche solo a guardarli, e ti sembra che il tempo rallenti, sia quasi sospeso. Ecco ieri è stato proprio così.
Eravamo in pochi ieri a lezione... Non che siamo molti in generale, ma quest'ultimo mese ha registrato una decisa flessione in termini di presenze degli studenti, che sono partiti anzitempo per le ferie e le vacanze estive. Qualche anno fa, quando andavo allo scientifico, quanto si arrabbiavano i professori se qualcuno prendeva dei giorni di vacanza e si assentava anzitempo da scuola, magari ai primi di giugno! E mi ricordo la sensazione che provavamo tutti di stanchezza mista a rilassatezza, quel fare le cose solo per inerzia, con le gambe molli, stanche, l'occhio ammezzato, e la voglia di chiudere i libri per un bel po' di giorni a fila. L'ultimo giorno di scuola di solito era un giorno felice, spensierato, pieno di concessioni più o meno dichiarate: era sì velato da un po' di malinconia, ma tanto sapevi che, volente o nolente, quelle facce le avresti riviste di lì a qualche mese, anche quelle che avresti fatto volentieri a meno di rivedere, per cui, alla fine della fiera, te ne importava il giusto. Discorso un po' diverso va fatto per l'ultimo giorno di quinta superiore, ma quella è un'altra storia, che mi riservo per, magari, qualche altro scritto.
Ieri invece l'ultimo giorno di scuola mi ha lasciato un po' di tristezza, un po' di vuoto che, per fortuna, avrà vita breve (di fatto si parla solo di un mesetto), ma è stato un peso che si è materializzato e si è fatto sentire non poco, non appena ho salutato tutti. E' stato bello andare a cena dopo la lezione, anche se eravamo pochissimi: non era eccessivamente caldo, fuori si stava bene, la birra era fresca e la pizza, seppur un po' pesantuccia, era veramente buona. Le chiacchiere andavano via veloci ed allegre, e con esse sfuggiva anche il tempo, e così è arrivato presto il momento di dirsi "buone vacanze".
Mi piace andare a scuola, mi trovo bene con i miei compagni, e ritengo che il mio insegnate, seppur un po' svagato, con quel suo fare un po' tra le nuvole, sia uno dei migliori che abbia mai avuto, merito forse anche della "materia" che insegna. Forse esagero, forse sono troppo sentimentalista, ma ecco, non vedo l'ora che la scuola ricominci.
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