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giovedì 6 febbraio 2020

A step in a new life



Arrivò l'autunno, e fu feroce. L'inizio fu piacevole in realtà, il sole conservava ancora parte del calore ereditato dall'estate, gli alberi avevano iniziato presto a sfoggiare il loro vestito migliore, quelle fronde rosse, gialle e arancioni che riscaldano con un tepore non percepibile se non dal cuore e dagli occhi. Poi, d'improvviso, novembre si abbatté su di me armato di falce e mantello scuro, colpendomi dove non mi aspettavo e portandosi via parte della mia anima. Novembre mi lasciò zoppicante e frastornato, nudo nel freddo dell'inverno che si portò appresso. Nonostante le persone che avevo intorno, l'amore degli amici, della moglie, della famiglia, fu un inverno difficile, duro, pieno di lacrime e faticoso.
La vita però si sa, è ciclica, e il freddo delle lunghe e corte giornate lasciò presto il posto alla primavera, e con essa la (ri)nascita. La prima avvisaglia di cambiamento fu la nuova casa, un obbiettivo inseguito a lungo, quasi abbandonato visti gli scarsi risultati, eppoi raggiunto così, quasi per caso. Con essa è arrivata la maturità, fatta di responsabilità, investimenti di energie fisiche, economiche e mentali, ma anche la soddisfazione e la pace che può trasmetterti la visione di un salotto che si affaccia su un giardino illuminato da un bellissimo sole e ombreggiato da una quercia secolare.
La nascita si diceva, annunciata in una sera di un caldo agosto, tra una chiacchiera e l'altra prima di addormentarsi. Da lì in poi nulla è stato lo stesso: le stagioni si sono affrettate, hanno iniziato a correre verso un traguardo apparentemente lontano, ma che oggi sembra vicino come non mai. Di nuovo la maturità, pensavi di essere cresciuto, di aver superato tante difficoltà, salvo poi trovarti di fronte a una prospettiva che hai sempre accarezzato ma che non hai mai saputo concretizzare, forse perché non eri pronto.
E allora inizi a vederti con in braccio tuo figlio, portandolo a spasso in macchina ascoltando la musica che più ti piace, e parlando del più e del meno. Ti sogni mentre giochi a "braccio di ferro" con lui, e lo fai vincere per non dispiacerlo, o ti vedi seduto nel bosco a mangiare un panino ascoltando le partite alla radio. Eppoi ti accorgi che quel bambino sei te, che quelli sono i ricordi di una vita fa, quando eri piccolo e passavi il tempo con quella persona che il freddo inverno si è portata via. Ma è bello avere la conferma che la vita si rinnova, e che chi non c'è più rivive in te, e che avrai la possibilità di essere il protagonista di una seconda vita, ripercorrendo quello che hai vissuto, solo attraverso un altro punto di vista.
"The Fallen Crimson" degli Envy è un fiume vitale, un concentrato di emozioni che, nei suoi saliscendi e nei suoi climax, mi ha fatto pensare a come le stagioni si avvicendino e di come il loro passaggio abbia scandito alcune fasi della mia recente vita. E' un disco che colpisce per la sua immediatezza, cosa a mio avviso non scontata quando si parla della band giapponese. I dischi degli Envy sono spesso criptici ad un primo ascolto, necessitano di pazienza e calma per essere assimilati ed apprezzati, non si lasciano conoscere subito ma hanno bisogno di una certa ritualità, come molti aspetti della cultura giapponese. Questo ultimo lavoro colpisce invece dritto al cuore, mettendo subito in luce le tante anime degli Envy: il loro passato hardcore non si è mai sposato tanto bene con le armoniose e solari fughe del post rock, qui enfatizzate ulteriormente e arricchite da cori femminili. E' un caldo/freddo, un lento/veloce, un sole/pioggia che raggiunge la sua massima esemplificazione in "A Step in the Morning Glow", pezzo di rara bellezza e scelto come singolo di apertura.
Un'esperienza sensoriale davvero travolgente, un ritorno sulle scene in grande stile per gli Envy, un disco da ascoltare tutto d'un fiato per perdersi in sé stessi.

A Step in the Morning Glow

https://www.debaser.it/envy/the-fallen-crimson/recensione