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mercoledì 23 dicembre 2015

Toys in the Attic

Ieri ho postato su Facebook un video di una pubblicità degli anni Novanta sui Cavalieri dello Zodiaco, nello specifico sui giocattoli creati sulla base del cartone: anche io li avevo da piccolo, e adoravo la serie.
In seguito a questo mio video è partita una conversazione con un mio amico, nella quale abbiamo rivangato i regali più significativi ricevuti nei Natali passati, quando eravamo piccoli... Food for thoughts per una mente nostalgica come la mia!
Subito mi sono tornate alla mente una serie di immagini legate a giocattoli e a festività passate a giocarci, e questo post vuole essere un elogio a tante cose perse fisicamente ma che, per fortuna, ti rimangono impresse nella mente e ti riscaldano il cuore e le ossa quando ci ripensi, come un vecchio film.

Virgo, Cavaliere d'oro dei Cavalieri dello Zodiaco

I giocattoli dei Cavalieri dello Zodiaco ti facevano girare sempre le scatole per montarli, con quelle armature pesantissime che non stavano mai insieme, e che non erano fatte per giocarci, era quasi meglio tenerli per esposizione, o se proprio ci volevi giocare montargli solo qualche pezzo. Virgo è stato il primo, ricordo che ci giocavo sempre disteso sulla moquette di camera dei miei, e il loro cassettone fungeva da Tempio e fortezza inattaccabile!

Il Samurai Bianco dei Cinque Samurai

Evoluzione del Samurai Rosso (che era il più figo) il Samurai Bianco fu a dire il vero un regalo della Befana... Lo preferivo ai Cavalieri dello Zodiaco per via dell'armatura di plastica che si fissava meglio e che permetteva più giochi e movimenti!

Il Camion dei Mask

Adoravo i Mask! Ne avevo molti a casa, ma il camion fu ovviamente la ciliegina sulla torta... Epiche battaglie tra quel mezzo e tutti gli altri giocattoli, ricordo che in quei pochi cm di giocattolo ci infilavo un monte di omini!

Commander, a.k.a. Optimus Prime, dei Transformers

Anche qui, giocattolo agognatissimo, c'è poco altro da dire, la soddisfazione nell'averlo fu enorme!

Il Castello di Mighty Max

Questo giocattolo ricordo mi coinvolse un casino... Anche in questo caso ci giocavo spesso in camera dei miei, stimolava tantissimo la fantasia e riuscivo a creare ogni volta avventure nuove!

Il Camper delle Micromachines

Anche qui, come sopra, ci avrò passato giornate intere a giocare con quella città in miniatura!

La Navicella degli Starcom

Ricordo che l'avevo vista al figlio della maestra dell'asilo, e la chiesi a Babbo Natale... Di questo giocattolo ho ricordi confusi perché ero discretamente piccolo, ma ripensandola ricordo distintamente il rumore che faceva quando alcuni suoi componenti si aprivano meccanicamente, quello zhzhzhzhzhzhzhzhzhzh che pareva non finire più, che ogni tanto si bloccava e che necessitava di una spintina mia per ripartire!

Il Sega Master System 2

A dire il vero avevo chiesto il Sega Mega Drive, ma mi sa che costava troppo ai tempi perché mi trovai sotto l'albero questa consolle. Inizialmente mi lasciò un po' di stucco e deluso, ma poi ricordo di averci trascorso ore infinite con quelle cassette, giocando anche con i miei genitori ad Alex Kid e facendomi tradurre i testi delle conversazioni dalla mia mamma, visto che non sapevo ancora l'inglese!

Percival, antesignano del robot Emilio

...e qui si chiude in bellezza! Lo ricordo come fosse oggi: mio nonno travestito da Babbo Natale con, letteralmente, una carretta di regali (tra cui questo) che passa davanti al cancello di casa mia, e i miei che mi dicono di fermarlo perché altrimenti sarebbe andato oltre... Io per paura lo lascio passare salvo poi rincorrerlo per fargli notare che si era dimenticato di me... Che spettacolo!
Il robot era mitico, alto poco meno di me, con il telecomando, ricordo che aveva un vassoio con il quale portare cose e dei comandi da impartirgli, splendido...

Pensando a tutte queste cose, e ripensando a come mi sentivo in quei momenti, mi tornano in mente i (pochi per fortuna) genitori che hanno già detto ai propri figli che Babbo Natale non esiste, togliendo loro praticamente tutta la magia di questa festa e rendendoli, sotto questo punto di vista, praticamente già adulti... E mi viene anche da pensare a quanto la qualità dei giocattoli sia peggiorata dagli anni Novanta ad oggi, o meglio, quanto sia cambiata sia per un maggiore apporto della tecnologia (di fatto magari oggi non vuoi un Transformer ma un IPad per giocare al gioco dei Transformers, per assurdo), sia per una riduzione della capacità di fantasticare nei bambini. Questo aspetto è probabilmente collegato all'altro: mancando l'imput "fisico" (il giocattolino) ti manca magari anche la voglia di crearci una storia dietro... Per dire, il tempio di Virgo che io mi costruivo con il cassettone dei miei, oggi non avrebbe senso, perché magari un bambino chiederebbe anche il giocattolo vero e proprio del tempio per dare al tutto un'idea più concreta e tangibile.
Non so, forse sono discorsi fatti da un eterno nostalgico, ma resto fermamente convinto del fatto che la mia infanzia sia stata arricchita immensamente dai vari giochi che ho ricevuto e dalla fantasia che ho messo in campo per giocarci, e sebbene sia stato effettivamente un po' viziato non mi sento viziato adesso, e credo di aver tratto solo il meglio da quei momenti, che tornano a galla quando meno te lo aspetti e che ti fanno affrontare le prossime feste con occhi più sereni e un cuore più predisposto alla felicità e alla gentilezza.

martedì 15 dicembre 2015

2015: a (metal) retrospective

Dicembre, come al solito è tempo di fermarsi un attimo e guardare cosa mi ha lasciato questo 2015 dal punto di vista musicale.
Va detto che l'anno che si sta per chiudere ha bilanciato perfettamente il 2014, annata un po' stitica e deludente, che mi aveva lasciato un po' l'amaro in bocca con un uscite sulla carta appetibili che si erano dimostrate alla fine un po' sciape. Il 2015, da parte sua, mi ha saputo regalare invece ottimi album, che vado a riportare qui di seguito, al solito senza particolare ordine.

Alda - "Passage"
Mi aspettavo molto da questo gruppo: ":Tahoma" è stato indubbiamente un fulmine a ciel sereno nell'allora nascente panorama del Cascadian BM, elevando gli Alda a nome di punta della scena. "Passage" è arrivato dopo lunga attesa, e seppur riproponendo una formula ormai largamente collaudata dai Nostri, ha saputo confermare quanto di buono ci si poteva aspettare da loro. A dire il vero ha confermato fin troppo: la sua attinenza al percorso degli Alda è se vogliamo anche il suo tallone di Achille, il disco non stupisce, e anche se sa stregare non ha la stessa forza di riproporsi del suo predecessore, rispetto al quale si piazza un gradino sotto. Ciò nonostante si sta parlando di un disco che tanti gruppi firmerebbero per poter suonare.



Anomalie - "Refugium"
Lavoro "scoperto" qualche settimana fa, che ha letteralmente lasciato il segno. Dietro gli Anomalie si cela uno dei membri degli Harakiri for the Sky, band che emerge chiaramente tra le note di questo lavoro, ma non solo; ben percepibili sono anche echi di Katatonia più melodici, Thranenkind, ultimi Nachtmystium... Siamo di fronte a un post black metal dal piglio malinconico ma allo stesso tempo titanico, un lavoro che scorre senza problemi per tutta la sua durata. Un difetto? Forse il cantato un po' monocorde, punto debole anche dei già citati Harakiri e Thranenkind, dal fare molto post HC, un latrato rabbioso che alla lunga può stufare magari, ma se si è abituati al genere o si amano i due gruppi sopra citati non costituirà di certo un ostacolo.



Dead to a Dying World - "Litany"
Signori, siamo forse di fronte al disco che maggiormente mi ha stregato. Gli americani hanno fatto qualcosa di magico con questo album, miscelando la ferocia dei Wolves in the Throne Room con il post rock finalmente post rock (e non una sua imitazione) ed aggiungendo momenti sciamanici à la Dead Can Dance. Nella ferocia ci sono momenti di luce catartica, come le bellissime parentesi in clean di The Hunt Eternal, un gioiello che mi ha riportato alla mente quanto fatto dai Light Bearer nel loro primo lavoro o dagli USA out of Vietnam. In mezzo a tutto questo un cantato feroce, un bellissimo scream black che sa diventare fiero e orgoglioso (mi ricorda tanto i Saor talvolta) e sa alternarsi ad un soave cantato femminile, accompagnati da momenti nei quali la fanno da padrone sezioni di archi a dir poco meravigliose. Forse la vera sorpresa dell'anno, un lavoro che non può stancare.



Deafheaven - "New Bermuda"
Capiamoci subito: non sono mai stato un grosso estimatore dei Deafheaven. Se "Roads of Judah" mi aveva inizialmente preso, calando però nel tempo, "Sunbather" mi era rimasto assolutamente insipido e confuso. Ma con "New Bermuda" i nostri fanno quello che non ti aspetti (o forse, che ti aspetti da un gruppo che sapevi sarebbe esploso "a modo" prima o poi), rimettendo insieme tutte le proprie radici musicali, dando loro un senso compiuto e creando un lavoro finalmente emotivo, affascinante e coinvolgente. Finalmente c'è la melodia del post rock, con i suoi crescendo maestosi, che ben si sposa con il black mai troppo spinto degli americani, ben supportato da un cantante in formissima, che per l'occasione sembra aver cambiato anche registro vocalico, affidandosi ad uno scream acerbo molto simile a quanto fatto dagli Abigail Williams in "The Becoming". Finalmente, come dicevo, tutto pare avere un senso, le canzoni hanno acquisito una forma, ti accolgono con suadenti riff, ti devastano con deflagrazioni black, per poi lasciarti inebetito. Un esempio? Ascoltate anche solo "Come Back"...
PS: il titolo della canzone nel video è sbagliato...



Downfall of Nur - "Umbras de Barbagia"
La nostrana Avantgarde ha tirato fuori dal cilindro una serie di album da novanta in questo 2015, roba in alcuni casi davvero notevole, e questo disco è un esempio.
One-man band a metà strada tra Argentina e Sardegna, il progetto si pone di rievocare i fasti della civiltà Nuragica proponendo un black atmosferico ed evocativo, reminiscente di Primordial e Saor. La facilità con la quale il lavoro sa emozionare e conquistare è incredibile, c'è poco da fare: mettetevi comodi e godetevi questo capolavoro.



Drawn into Descent - "Drawn into Descent"
Altro lavoro venuto fuori dal nulla che subito ho piazzato in questa lista. I belgi si rifanno molto al post black rarefatto e malinconico di scuola francese ed australiana, senza indugiare troppo sul loro aspetto sognante ma puntando su un incupimento dei suoni e su dei tempi dilatati, nei quali è possibile apprezzare l'ottimo lavoro svolto dalle chitarre e dalla voce, uno scream mai lagnoso ma toccante e molto emotivo. Nulla di nuovo sotto il sole se vogliamo dirla tutta, ma avercene di uscite così!


Harrow - "Fallow Fields"
Altro miracolo in casa Avantgarde: gli Harrow fanno Cascadian BM, ma che Cascadian! Mi piace definirli l'unione perfetta tra il misticismo sciamanico dei Fauna, la ferocia degli Addaura ed il senso della melodia e dell'emotività degli Alda. Chi conosce questi gruppi saprà sicuramente cosa aspettarsi, e credetemi non rimarrà tradito da quello che reputo essere uno tra i migliori lavori in campo Cascadian finora fatti.



Ashbringer - "Vacant"
I capolavori Avantgarde, atto III. Di nuovo USA, le coordinate non sono molto distante dal Cascadian, dalla ferocia dei WITTR e dal black bagnato di folk dei primi Agalloch e Gallowbraid, ma c'è anche altro nella musica del giovane Nick, mente dietro al gruppo, tante influenze riconducibili a vari altri filoni del black (e non solo) che non sono in grado di rintracciare, ma che tutte assieme creano qualcosa di magico. Il modo di fare musica di questo ragazzo, la maturità con la quale tesse trame melodiche, hanno davvero dell'incredibile, difficilmente troverete un debutto dotato di tale intensità (o meglio, se scorrete poco più su, la stessa Avantgarde ha prodotto anche i Downfall of Nur che, in quanto a debutto, non scherzano affatto!!!). Un solo difetto: la troppa carne al fuoco alle volte fa perdere di coesione al lavoro, soprattutto nella seconda parte, ma è un dettaglio minimo che scomparirà sicuramente nei prossimi dischi a firma Ashbringer.



Regarde les Hommes Tomber - "Exile"
Tornano i francesi con il loro secondo lavoro, e come accaduto con il debutto omonimo non fanno prigionieri, asfaltando letteralmente l'ascoltatore che si sottopone al loro disco.
I Nostri non cambiano di una virgola la loro proposta, cambiano semmai solo il cantante, che sposta ancor più l'ago della bilancia verso il black (dove nel debutto c'erano ancora reminiscenze di post hardcore), ma l'atmosfera da apocalisse incombente rimane la stessa. Ritmiche feroci e martellanti unite ad un senso di sconfitta e di disperazione rendono questo "Exile" un disco a mio avviso imprescindibile per gli amanti di sonorità apocalittiche e tese.




So Hideous - "Laurestine"
Disco strano questo dei So Hideous, stranamente rarefatto e inconsistente, seppure la materia che tratta sia tutt'altro che sognante. I Nostri suonano ancora un post black molto orchestrale, teatrale e disperato, ma stavolta hanno puntato ancor più sulle orchestrazioni, che accrescono la drammaticità del tutto.
Probabilmente unici nella loro proposta, gli americani hanno prodotto quello che forse è il loro lavoro meglio riuscito, una colonna sonora perfetta per tragedie shakesperiane o drammi holliwoodiani, o più semplicemente un immenso monolite di epica sofferenza e teatrale drammaticità (e sono da considerarsi complimenti!).



Enisum - "Arpitanian Lands"
Gli Enisum sono un gruppo piemontese che da ormai un paio di dischi a questa parte ha deciso di seguire la strada del Cascadian BM, trasportandolo però nelle Alpi nostrane. Il primo risultato di questa trasposizione è stato "Samoth Nara", ma il decisivo passo in avanti in termini qualitativi avviene a mio avviso con questo lavoro.
La formula è quella tipica degli Alda, quindi crescendo emotivi che uniscono parti acustiche a sferzate black, ma in questo disco i Nostri sono cresciuti, proponendo soluzioni più variegate sia nella voce (non più solo scream ma anche growl e voci femminili), nella lingua usata (siamo passati all'inglese), sia nella varietà dei momenti che si alternano in ogni canzone, ora meno prevedibili rispetto al precedente lavoro.
Tanto cuore e emotività in questo "Arpitanian Lands", bravi.



Ecco, credo sia tutto, ma non ci giurerei. La qualità media dei lavori da me ascoltati in questo 2015 è alta, non è stato facile citare i migliori, ma non escludo che da un giorno all'altro possa spuntare qualche altro lavoro che mi era inizialmente sfuggito, e che potrebbe meritarsi anche un posto in questa lista... Che anche già così mi sembra più che sufficiente per confermare che questa annata è stata davvero eccezionale!

Al prossimo anno!