Per molti la primavera è sinonimo di ritorno alla vita, di movimento, di attivismo fisico: le giornate migliorano, sono più lunghe, e le persone come gli animali come la natura stessa si preparano a quello che è il loro picco di gioia, l'estate. Personalmente avverto invece la primavera come torpore, come invito a fermarsi tra il sole e l'ombra e a riflettere a caso, a ruota libera, su tutto. Attivismo quindi anche in questo caso, ma mentale più che fisico, portato a camminare con la testa più che con le gambe.
E' allora che, seduto su degli scalini all'ombra, in una bella giornata in cui preferiresti essere da un'altra parte (perché hai la testa altrove magari), ma sai che dovrai passare tra quattro mura altre 4-5 ore, è allora dico che ti metti a vagare, e che il tempo comincia a scorrere in maniera diversa, anarchica.
Con nelle orecchie un disco perfetto per quell'occasione pensi a tante cose... Pensi a cosa hai tra le mani adesso, e a quanto niente sia per sempre; pensi al perché una persona dovrebbe riversare tanto amore verso un animale domestico, se questo poi se ne andrà, e ti lascerà vuoto; pensi se ne valga la pena, pensi se in fondo ne esci arricchito o privato (sono arrivato alla conclusione che sono entrambe le cose, e che rifarei ogni singolo passo che ho fatto). Pensi a come stavi un anno fa, a cosa ti preparavi a fare, a quante ne hai passate e a quante ancora ne passerai con la persona che ti sta accanto; pensi alle priorità, al levarsi di torno in due o tre (la persona che ami e "l'animale domestico" di cui sopra) per andare dovenonsisabastalevarsiditornodaqui, pensi alla frenesia e all'ansia che alle volte ti assalgono, e alla voglia che avresti di prendere e uscire in giardino.
Poi pensi a quanto sia inutile quanto scritto fino ad ora, a quanto sia scontato, trito e ritrito, te ne vergogni quasi, stai per cancellare questa pagina ma poi no, chi se ne frega, io la tengo senti. Tanto la pubblico nel mio blog, che originariamente doveva servire da taccuino dei miei stati d'animo. Eccolo allora un bello stato d'animo, un'istantanea di un giorno di aprile in cui ti senti sull'orlo di qualcosa ma non sai di cosa, forse non è nulla, forse non accadrà niente e i giorni andranno avanti come sempre.
Odio la primavera, mi fa pensare: preferisco l'autunno o l'inverno, almeno sei costretto a muoverti fisicamente sennò ti piglia freddo o ti bagni.
PS: Il disco in questione, se può interessare, è "Weminuchia" degli Evergreen Refuge. Si tratta di un album di un'oretta circa composto di sole tre tracce, un post rock "boscaiolo", nel senso che è fortemente imbastardito da quel feeling cascadiano che tanto mi piace. Musica forse impegnativa, ma incredibilmente avvolgente e calda. Si trova qui.