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mercoledì 24 aprile 2013
Gli odori e le musiche che ti rapiscono
Niente gli interessava di quello che gli stava accadendo intorno in quella sera di festa: non i fuochi d’artificio che tanto stupivano i villani, non i tanti odori che la gente, accaldata e addossata alle mura, emetteva inconsciamente ed in maniera per loro invisibile… Profumi questi che aveva già immagazzinato a suo tempo, che riconosceva ormai in maniera automatica e che lasciava passare senza ormai carpirne più l’essenza.
D’improvviso una folata di vento portò con sé qualcosa di nuovo, di inaspettato, che lo scosse da quel suo torpore apatico. La zecca si era ridestata, aveva fiutato un animale avvicinarsi e si stava preparando ad attaccarsi al suo pelo, per poi scavarne la pelle e rubare la sanguigna essenza. Un profumo mai sentito prima, una combinazione delle più rare essenze che aveva assaporato nella sua breve vita, lo trascinò via dall’ombra agganciandolo per le narici e trasportandolo giù per vicoli bui, tra ubriachi, prostitute, sporcizia e miasmi pestilenziali, e lo ritirò su in superficie, verso una strada spaziosa e deserta. Lì riaprì gli occhi, che fino a quel momento erano stati chiusi così da consentire al naso di lavorare al meglio, e vide una fioca luce rischiarare una finestra di una catapecchia affossata tra scuri palazzi. Silenzioso, impercettibile come la natura lo aveva creato, si avvicinò alla finestra, girò intorno all’abitazione, trovò una porta aperta e vi entrò.
Davanti a sé aveva una ragazza, una bellissima creatura poco meno che quindicenne, rossa nei capelli e nelle lentiggini che punteggiavano un viso dal colorito latteo, una povera mercante che stava espletando le sue mansioni giornaliere, la pulitura di alcune mele. Si avvicinò alle spalle della fanciulla, che non lo percepì arrivare: nessuno mai lo sentiva arrivare, non per l’odore, che non aveva, non per il suono dei passi che non emetteva, le persone se lo trovavano d’improvviso accanto e trasalivano, e in generale non si sentivano a suo agio con lui. Era quasi come avere accanto la nera morte, che ti scruta fredda e non proferisce parola.
Era ormai in piedi sopra la ragazza, iniziò ad annusarla, ad inspirare la fragranza fino ad allora sconosciuta, e gli si aprì un monto intero. Quando lui inspirò per l’ennesima volta il suo odore la giovane trasalì, scossa da una folata gelida che l’attraversò dalla testa ai piedi, e si voltò di scatto.
“Quando lo vide ,s’irrigidì a tal punto per lo spavento da dargli tutto il tempo di metterle le mani attorno al collo. Lei non tentò neppure di gridare,restò immobile,non fece un movimento di difesa. Da parte sua lui non la guardò. Non vide il suo bel viso cosparso di lentiggini,la bocca rossa,i grandi occhi verdi brillanti,poiché teneva i propri occhi ben chiusi mentre la strozzava,e la sua sola preoccupazione era quella di non perdere neppure la minima parte dell’odore di lei. Quando l’ebbe uccisa,la depose a terra tra i noccioli delle mirabelle,le strappò il vestito e il flusso di profumo divenne una marea,che lo sommerse con la sua fragranza.
Affondò il viso nella sua pelle e passò le sue narici dilatate dal ventre al petto,al collo al suo viso e tra i capelli e di nuovo sul ventre,poi giù fino al suo sesso,sulle sue cosce,sulle sue gambe bianche,S’imbevve di lei dalla testa ai piedi,raccolse gli ultimi resti del suo odore sul mento,nell’ombelico e tra le pieghe dell’incavo del gomito. Quando l’ebbe annusata fino allo sfinimento,restò accovacciato accanto a lei ancora un momento per riprendersi,perché era stracolmo di lei. Non voleva sprecare nulla del suo odore. Prima doveva bloccare i suoi compartimenti interni. Poi si alzò e spense con un soffio la candela.”
Sapeva di aver commesso un delitto? Forse no, e non gli importava. Per come la concepiva lui la vita era adesso improntata alla ricerca di quella stessa sensazione che aveva vissuto così intensamente, non voleva altro. Per la prima volta aveva uno scopo, e avrebbe (soprav)vissuto i restanti anni della sua esistenza proiettato solo in quella direzione. Come una droga il profumo si era impossessato di lui, e lo avrebbe guidato per sempre.
Come una sciamanica frenesia che scaturisce da una calma meditativa e si riversa in tutta la sua furia sugli adepti al rito, per poi esplodere e svanire nell’aria, la musica contenuta nel debutto dei cascadiani Sadhaka è in grado di impossessarsi dell’ascoltatore semplicemente crescendo dentro di lui. I ritmi sono inizialmente pacati ed ipnotici, le melodie, distintamente percepibili anche nel caos rabbioso ma controllato che agita il cuore delle quattro tracce di questo “Terma”, sono un filo rosso che guida attraverso un lungo viaggio sonoro che si vorrebbe non avesse mai fine. Giunti al termine dell’ultima canzone, assetati e desiderosi di volerne ancora di più, si è infatti quasi costretti a premere nuovamente il tasto “play” e a immergersi nuovamente nelle atmosfere brumose e boschive sapientemente create dal gruppo.
I Sadhaka sono una nuova scoperta della sempre interessantissima etichetta Pest Productions, ma non sono dei novizi in campo musicale: tra di essi figurano anche parte dei Fauna, le cui sonorità magiche e rituali riecheggiano spesso tra i solchi dei pezzi. Possiamo definire “Terma” come un ottimo punto d’incontro tra lo sciamanesimo dei Fauna, la rabbia dei Wolves in the Throne Room che spesso sfocia nella furia cieca degli Addaura, ed il senso della melodia e dell’atmosfera tipico degli Alda o degli Skagos.
In questo 2013 iniziato da non molto sono senza dubbio tra le sorprese più gradite in ambito (Cascadian) Black Metal: un ascolto è più che mai consigliato, e anche se credete di aver raggiunto i picchi del genere in questione con un “Two Hunters”, piuttosto che con un “Ast”, un “:Tahoma” o qualsiasi altro disco delle grandi band che popolano il sottobosco musicale cascadiano (senza andare a scomodare gli Agalloch) dedicate comunque del tempo ai Sadhaka, e rimarrete piacevolmente inebriati dalla loro essenza.
Padmasambhava
http://www.debaser.it/recensionidb/ID_39167/Sadhaka_Terma.htm
mercoledì 17 aprile 2013
Così, a caso
"My dreams are a cruel joke. They taunt me. Even in my dreams, I'm an idiot who knows he's about to wake up to reality. If I could only avoid sleep. But I can't. I try to tell myself what to dream. I try to dream that I am flying. Something free. It never works..."
Nei miei sogni spesso fa freddo, e ci sono persone le cui facce mi sfuggono, la cui voce però mi è ben nota e chiara. I visi sono sfumati, ne riconosco giusto i contorni, che tanto mi erano cari un tempo.
I miei sogni non sono controllabili, ma si palesano quando forse ne ho più bisogno, una sorta di memento per cose mai fatte o ancora da fare, mi indicano vie che spesso risultano, nella realtà, impraticabili per il mio cuore.
Nei miei sogni le persone vengono da lontano, sono distanti nel tempo e nello spazio, si fanno vive dopo anni di silenzio e lì ritornano, dopo avermi dato un pizzicotto e avermi ricordato che sì, ci sono ancora, e sì, continueranno ad esserci finché qualcosa non si sbloccherà.
I miei sogni seguono l'infinito, si intrecciano con altre ricorrenze ed altre simbologie, mi investono con la loro carica di brumosi ricordi eppoi mi abbandonano, inetto ed inadatto a capirli.
E quello che mi lasciano è una pagina sulla quale annotare il trascorrere del tempo e della mia vita.
And I hate myself for the love I can't show
And I convinced myself
That I will never deserve
And I convinced myself
That I will never deserve
The Elijah - I Hated
martedì 2 aprile 2013
Dream on...
Questi sogni mi uccideranno, ne sono
certo. Vado a letto tranquillo, sfinito da una lunga giornata
lavorativa, ma come chiudo gli occhi seguendo, per l'ultima volta, i fari delle macchine che si riflettono sulle persiane socchiuse, ecco
che inizio a vivere una seconda viva, impalpabile, brevissima, eppure
apparentemente eterna e tangibile.
C'è un angelo nero che entra dalla
porta socchiusa, una tunica nera avvolge una sagoma dalle fattezze
indefinibili, della quale intravedo solo gli occhi, lucenti e
abbaglianti, e ne sono incredibilmente attratto...
Dream on...
C'è l'amore della mia vita di fronte a
me, in mezzo a tanta gente che si muove a scatti, dalle facce
sfumate, mi guarda con sguardo gelido, poi si volta, abbraccia un
passante, gli passa le mani tra i capelli, fa quasi finta che io non
ci sia, e io voglio solo andarmene da lì, smettere di soffrire,
respirare...
Dream on...
C'è un fiore nero che sboccia, bagnato
dalle mie lacrime, che scivolano lucide sui suoi petali, ed evaporano
una volta toccata terra, lacrime in un incendio, e il fiore si
carbonizza, eroso dalle sue radici, e dalle sue ceneri rinasce, si
nutre delle mie lacrime, muore e rinasce...
Dream on...
La stanza ruota su se stessa, fisso il
soffitto e le luci dei fari sembrano creare delle spirali che
scendono e mi avvolgono. Sono convinto di essere ben saldo nel mio
letto, afferro i cuscino e vi immergo più volte il viso, sudato e
stravolto da una nausea improvvisa, ma il cuscino è duro, e più ci
affondo la testa e più il mal di testa aumenta, salvo poi accorgermi
di essere in piedi e di star sbattendo la testa contro il muro, e il
sudore altro non è che sangue dalla mia fronte ferita. Poi svengo...
Dream on...
E' poi c'è un attimo di pace, di
calore e di luce in mezzo a tutto questo buio e freddo... Che tutto
sia finito, che stia sorgendo il sole?
Dream on...
Seduto ad una scrivania, una candela
accesa, mi chiedo: l'amore rende la vita sopportabile o la rende
possibile? Una vita vive senza amore? Si vive davvero solo se perché
si ama? Ho solo bisogno di un po' di amore per smettere di pensare, e
la candela si spegne da sola...
Dream on...
Ho un nuovo vicino, lo vedo dalla
finestra, lo sento urlare ogni notte, aggredire una donna che credo
abita con lui, lo sento scagliare contro le pareti di casa sua
piatti, bicchieri, e mettere a soqquadro l'abitazione. Penso che un
animale del genere non dovrebbe esistere, e che un giorno o l'altro
aprirò quella finestra e gli dirò qualcosa. Poi mi sveglio la
mattina, la casa devastata, tutto è a pezzi: stupefatto e
sconcertato dal non aver udito alcun rumore, sebbene tutto fosse
accaduto a qualche metro dal mio letto, mi giro alla disperata
ricerca di un indizio, mi cade l'occhio sulla finestra e vedo che il
mio vicino mi sta osservando beffardo. Mi avvicino sopraffatto dalla
rabbia, fo per aprire la finestra ma non c'è maniglia, e il vetro
non è trasparente, ma riflette solo quello che vede, è uno specchio
e il mio vicino in realtà è più simile a me di quanto potessi
immaginare...
Dream on...
Un caldo abbraccio rischiara questo
buio che sembra non aver mai fine, e delle calde labbra, vicine al
mio orecchio, sussurrano che c'è solo l'amore, e che tutto è amore:
eppure non sembro esserne convinto.
Dream on...
C'è freddo in macchina, mentre
sfrecciamo lentamente in una strada stranamente trafficata nonostante
la tarda ora. Galleggiamo come sospesi in un nero mare scuro, e i
lampioni sono come boe lucenti che ci sfiorano. C'è freddo tra noi
due, sfioro la sua mano ma non sento risposta, le sue vene non mi
trasmettono calore, ed è come se una coltre di incomunicabilità
fosse scesa tra noi due. Come abbiamo fatto a perderci in questa
notte senza fine?
Dream on...
Disteso sul letto, occhi sbarrati,
fisso il soffitto. I fari delle macchine hanno smesso di tracciare
intangibili solchi sul muro, e fuori tutto tace; guardo la sveglia,
deve essere andata via la luce da un po' di tempo, il display sta
lampeggiando e sopra i numeri mi pare di leggere la scritta “sleep”.
In cucina mi sembra di intravedere una luce, mi alzo per andare a
vedere di cosa si tratta: la tv è accesa, e sta trasmettendo
qualcosa in bianco e nero. C'è una sagoma nera, bellissima, con
occhi e bocca lucenti, che sta danzando una nenia ipnotica, che mi
immobilizza di fronte al freddo schermo. Poi succede qualcosa, un
brivido cresce e sale lungo la mia spina, la casa inizia a tremare,
sulle pareti rivedo quanto sognato fino a quel momento, il pavimento
si riempie di nere orchidee, le luci iniziano a tremolare, volti
ghignanti sembrano affacciarsi alle finestre, persone intorno a me
dall'aspetto indefinito stanno sbattendo la loro testa contro i muri,
e il freddo continua a salire finché le luci, vibrando sempre di
più, non si spengono del tutto.
Mi scuoto, madido di sudore: è
mattino, il rumore di un cucchiaino sbatte dolcemente contro i bordi
di una tazza, e un dolce odore di pane tostato invade la camera. Con
gli occhi ancora offuscati dal sonno vedo una sagoma avvicinarsi,
sento dei riccioli sfiorarmi il volto e delle calde labbra posarsi
sulle mie. E' mattino, per fortuna, ma prima o poi, ne sono certo,
questi sogni mi uccideranno.
Dream on...
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