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giovedì 2 maggio 2013
Sky burial
Si recò a dormire, come al solito, ma al mattino seguente non riaprì gli occhi. La sua vita era stata lunga, ricca di soddisfazioni, votata alla propria fede e ai propri ideali, non aveva rimorsi e la sera, prima di addormentarsi, aveva provato un senso di pace maggiore del solito. Non che non avesse mai provato una sensazione simile: la sua religione, il suo credo, gli avevano fatto assaggiare, giorno dopo giorno, momenti di estasi, ma stavolta era diverso, sentiva che tutti i pezzi del puzzle che componevano la sua esistenza si erano finalmente composti, aveva visto il quadro finale, e si era addormentato con la pace nel cuore.
L'indomani, dalla cima dei cieli nella quale la sua anima si era recata una volta abbandonato il corpo, poté osservare la scena. Alcuni uomini, suoi amici di vecchia data, si recarono in camera sua, sollevarono le sue membra, le spogliarono e le portarono fuori dall'edificio, intonando una nenia e accompagnando i loro passi da scampanellii ipnotici e cadenzati. Una volta all'esterno ecco arrivare il tomden: dalla bisaccia tirò fuori un enorme coltello, e una volta affilato fece depositare il corpo sulla nuda terra, e, dopo aver alzato gli occhi al cielo e cinto le mani più e più volte, iniziò il suo rituale.
La lama fredda incideva le carni fredde, che a brandelli cadevano sulle fredde rocce: pezzo dopo pezzo il suo corpo venne spogliato un'altra volta, le sue interiora, le sue fibre, i suoi muscoli, tutto venne esposto al gelido vento mattutino. La giornata era splendida: non una nuvola, solo un sole alto e splendente, e da lassù la sua visuale era perfetta. Non aveva un minimo di rimorso nei confronti di ciò che stava accadendo, non provava dolore né sofferenza né orrore: aveva già visto scene simili, vi era abituato, e non lo smuovono.
Una volta terminato il lavoro il tomden si alzò: “Shey, shey” disse, alzando gli occhi al cielo e indirizzandoli verso gli avvoltoi che si erano intanto radunati sopra il corpo, volteggiando lenti richiamati dall'odore della carne e dal fuoco del ginepro, acceso poco prima. Fece qualche passo indietro, alzò entrambe le braccia come per abbracciare i volatili, i quali avevano iniziato la loro discesa verso il cadavere. Quando ormai tutti quanti furono sopra di esso non fu più possibile vedere niente, se non le loro spalle ricurve e i loro becchi che scendevano verso terra, lì rimanevano per qualche secondo, eppoi risalivano, trasportando qualche brandello rossastro. Dopo qualche minuto cominciarono a sciamare, e solo allora fu possibile vedere quanto era rimasto delle sue spoglie: solo le ossa, legnetti bianchi sparsi alla meglio sulla terra spoglia. Il tomden sorrise, alzò di nuovo gli occhi e congiunse le mani in segno di preghiera. Lo stesso fece lui, dalla cima dei cieli: guardò in basso con gratitudine verso quel santone, guardò gli avvoltoi, ormai lontani dalla carcassa, e li ringraziò. “Shey, shey” disse loro.
Poi chiuse gli occhi e si preparò: questa parentesi era durata sin troppo, era ormai tempo di prepararsi a rinascere, era tempo di iniziare nuovamente il grande ciclo della vita.
Gli spagnoli Apocynthion sono l'ennesima scoperta in casa Pest Productions. Possiamo tranquillamente inserire la proposta del quartetto nel tanto bistrattato post black metal, genere che deve la sua notorietà a ensemble come Alcest, Amesoeurs, Austere, Les Discrets, e tanti altri. Nello specifico quanto suonato dai nostri potrebbe essere definito “blackgaze”, uno shoegaze tinto dalle oscure accelerazioni del black e solcato dal gelido scream del cantante, che spesso si avvicenda con un pulito impostato che molto deve alla dark wave. Con “Sidereus Nuncius” i Nostri mirano a descrivere il fragile equilibrio che esiste tra l'uomo e l'universo che abita, tentano di trasportare l'ascoltatore verso mondi lontani, di strapparlo alla propria realtà mettendolo di fronte alla propria piccolezza, e ci riescono splendidamente grazie a sette pezzi di durata medio lunga carichi di pathos, atmosfera, candide digressioni strumentali e sanguigne partiture black.
Se amate i gruppi sopra citati e cercate un disco dalle grandi potenzialità e in grado di stupirvi più volte durante l'ascolto non potete non ascoltare questo lavoro, tra le sorprese di questo 2013.
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