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martedì 28 gennaio 2014
Going analog (back again)
Devo riconoscere che è stata una sensazione davvero strana e insolita, qualcosa che, relativamente a questo ambito, era molto che non provavo...
Pochi giorni fa mi è presa la voglia di ritirare fuori il mio vecchio Walkman e di ricomprarmi qualche cassetta, credo spinto dal fatto che molti gruppi che ascolto (e alcune etichette) amano pubblicare i loro lavori anche su questo formato. A ben pensarci l'analogico con un genere come il black metal o il doom si sposa da dio, essendo questi stili musicali nati negli anni in cui la cassetta era l'unico supporto portatile. Considerato che la mia passione per loro è nata quando ormai i CD erano il principale supporto audio (e anzi si stavano affacciando pure gli MP3) ero curioso di sentire come potesse essere il suono di una cassetta di un gruppo black. Grazie a un'etichetta newyorkese ho ordinato per una cifra irrisoria sei cassette agli inizi di questo mese, e stamani alle 10:00 ero già lì che scartavo il pacchetto arrivatomi con una velocità inaspettata.
Da consumatore di CD sono abituato a scartare un album nuovo di pacca, eppure la cosa mi ha fatto un certo effetto, forse per colpa del formato per me non più consueto, fatto è che mi brillavano gli occhi scartando quelle confezioni di plastica, prendendo nuovamente in mano cose che erano anni che non toccavo più, almeno non con quell'attenzione che stavo adesso dando loro. Mi ha colpito molto il fatto che le cassette fossero numerate a mano, segno di "esclusività" dell'opera (Pop Art, quanto hai insegnato al mondo!), e anche il fatto che una cassetta non presentasse scritte varie come le altre ma recasse semplicemente il logo "Sony Hi Definition" mi ha fatto tornare alla mente i pomeriggi passati a registrare compilation con il mio vecchio stereo a doppia cassetta (un lusso per me!).
Il bello è venuto a casa, quando ho inserito, una dopo l'altra, le varie cassette nel Walkman, per l'occasione collegato alle cuffie "da DJ" (non so come chiamarle le cuffie che andavano un tempo, che fasciavano la testa e si poggiavano sopra le orecchie). C'è voluto un attimo per ricordarsi il lato giusto da mettere, ma quando ho premuto play mi sono immediatamente reso conto di quanto la musica digitale, anche quella meglio registrata, sia pur sempre fredda se confrontata con una cassetta. E attenzione non parlo di definizione del suono (ovviamente non c'è paragone) ma proprio di calore del suono, un po' quello che dicono sempre anche i cultori del vinile (con le ovvie distanze). I suoni gelidi del black arrivavano alle mie orecchie pastosi, caldi, avvolgenti, piacevolmente ovattati, mi è sembrato di scoprire un nuovo mondo di ascoltare musica.
Per praticità ho anche le versione in digitale dei sei album acquistati in cassetta, ma l'ascolto primario sarà sempre riservato alla loro controparte analogica: se in soli cinque minuti ho avuto tutte queste soddisfazioni posso solo immaginare come mi sentirò a fine album.
Federico is going analog!
PS per dovere di cronaca, questa è l'etichetta alla quale ho fatto riferimento: http://brokenlimbsrecordings.com/
The Night Heir
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