Poco fa ho avuto conferma di una cosa che mi avevano detto anche altri, ma che in fondo avevo sostenuto sempre anche io: la risposta alla domanda "qual'è il fine che spinge una persona a aprire un blog, e a cominciare a riversarci dentro i suoi scritti?"
C'è chi lo fa per scriverci cavolate, una sorta di "Facebook" in cui conservare tutti i suoi status, raccontare cosa ha fatto durante il giorno, un diario più o meno segreto. Cerca di scrivere cose stupefacenti, di dargli un tono il più allegro e "nazional popolare" possibile, così da aumentare le proprie letture.
Io ho seguito un'altra strada, in linea con quello che è il mio attuale carattere, il mio attuale modo di rapportarmi verso l'esterno. Lo uso saltuariamente, solo per scriverci cose che ritengo importanti; lo uso per fissare da qualche parte impressioni che, conoscendomi, potrei dimenticare di lì a poco. Ma soprattutto lo uso per riconoscermi, per ricordarmi chi sono, per rivivere le emozioni che mi hanno spinto a scrivere determinati post. E la cosa bella è che mi riesce. Nel senso, rileggendo i miei vecchi post riesco davvero a rivedere quelle immagini che popolavano la mia mente mentre stavo forsennatamente cercando di dar loro un senso, quando le stavo trascrivendo; riesco a provare di nuovo le emozioni che avevo provato, a sentire le lacrime che avevo sentito, o semplicemente a rivivere sogni che già avevo vissuto e dimenticato. Ma tutto ciò, se da un lato mi piace e mi da soddisfazione, mi fa chiedere anche perché ci sia tutto questo bisogno di "trascriversi", di affermarsi anche sullo scritto, bisogno che anima ogni tipo di carattere, dal più intraprendente ed estroverso al più schivo e solitario, ognuno per apparentemente diverse motivazioni. Almeno per quanto mi riguarda credo sia una mai confessata (nemmeno a me stesso) e quindi intestina e inconscia paura di sparire, o meglio, paura di perdere certe cose belle o significative: paura di perdere la rotta, di non capire più perché stai facendo certe cose, o perché stai andando verso una direzione piuttosto che un'altra... Paura di non poter superare tutte le proprie paure, che si cercano di esorcizzare trascrivendole e cercando così di "vederle" meglio; paura di perdere non solo se stessi, ma anche persone che hanno dato un contributo importante al tuo essere attuale.
Sono un po' come l'uomo invisibile, anche io ogni tanto cerco di mettermi un cappello ed un impermeabile per potermi vedere allo specchio e ricordarmi di me.
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